Riti voodoo e minacce per far prostituire le ragazze: condannati mamma, figlia e fidanzato

Sono accusati di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Una prostituta (archivio)

Una prostituta (archivio)

Bergamo, 17 giugno 2019 - Avrebbero organizzato, gestito e controllato, dal 2015 al 2017, il flusso dalla Nigeria di alcune ragazze e il business della loro prostituzione tra Osio, Capriate San Gervasio e Vaprio d’Adda, ricorrendo anche a riti voodoo per intimorire le lucciole e costringerle a battere i marciapiedi della Bergamasca. Per questo madre nigeriana, figlia e fidanzato italiano di quest’ultima sono stati condannati a quattro anni e quattro mesi di reclusione in abbreviato (sconto di un terzo sulla pena finale) per sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le condanne sono state comminate dal gup Lucia Graziosi a Joy Ojo, alias la “Madame”, “Mama destiny”, considerata il capo dell’organizzazione; alla figlia Love Ogbemuda, alias “Susan”, 23 anni, che avrebbe gestito per conto della mamma l’attività su strada delle connazionali (arrestate a ottobre e ancora in carcere); e a Gian Pietro Verna, 59 anni, ex guardia giurata, allora fidanzato di “Susan” e definito nelle intercettazioni “lo scemo” o “lo schiavo bianco” (attualmente agli arresti domiciliari), che avrebbe fatto da autista alle ragazze accompagnate sulla strada a bordo della sua Volkswagen Passat e da vedetta con facoltà di lanciare l’allarme in caso di arrivo delle forze dell’ordine.

Tutto era partito nel settembre 2017, dopo la denuncia sporta da una delle giovani, presunta vittima del racket, arrivata in Italia nel dicembre 2015 con la promessa di un lavoro nel mondo della moda e un prestito di 35mila euro da restituire alla mummy sotto lo scacco del “juju”, il rito voodoo fatto da uno sciamano in Nigeria con il benestare della famiglia d’origine per legarla a “Mama destiny” fino all’estinzione del debito. Pena possibili e terribili ritorsioni della mummy che nelle intercettazioni della figlia appare come una donna temuta dalle prostitute per i suoi poteri. Il pubblico ministero Laura Cocucci aveva invocato quattro anni e mezzo di detenzione per Joy Ojo e quattro anni per la figlia e l’allora fidanzato. L’avvocato Stefania Russo, difensore delle due nigeriane, aveva invece avanzato delle perplessità sull’attendibilità della parte offesa e sulla linearità del suo racconto, confidando in un contenimento della pena, ma chiedendo comunque l’assoluzione. Assoluzione che era stata chiesta anche dall’avvocato Ezio Cerea, difensore di Verna.