Bergamo, costrette a prostituirsi sulla strada coi riti voodoo

Tre arresti della squadra mobile: tra “madam” e figlia c’è anche un italiano

Tre arresti per un giro di lucciole

Tre arresti per un giro di lucciole

Bergamo, 17 ottobre 2018 - Sotto la minaccia di riti voodoo costringevano giovane ragazze nigeriane a prostituirsi. Al termine dell’operazione “Sister Joy”, coordinata dal pm Davide Palmieri, gli uomini della Squadra mobile della questura hanno tratto in arresto tre persone su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Federica Gaudino. Si tratta di Joy Ojo, detta anche “mama destiny” o “madame”, o “signora”, 44 anni, nata in Nigeria, pregiudicata; la figlia Love Ogbemuda, detta anche “Susan”, 22 anni, pregiudicata, entrambe residenti a Capriate San Gervasio; e Gian Pietro Verna, 58 anni, nato a Cassano d’Adda, ex guardia particolare giurata, con precedenti e compagno di Susan.

Sono responsabili di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione aggravata e continuata. L’indagine è scattata alla segnalazione a un’associazione anti-violenza di una ventenne nigeriana arrivata in Italia con il sogno di fare la modella. Che, una volta sbarcata, si è trovata di fronte un’amara realtà. La giovane ha raccontato che, nel 2015, aveva deciso di lasciare la Nigeria grazie alla connazionale Joy che l’aveva convinta a venire in Italia, facendole contrarre un debito di 35mila euro. Debito che la giovane vittima avrebbe dovuto restituire in due anni. Come? Prostituendosi a Osio Sotto, nella Bassa, insieme alla figlia della “Signora”. E per convincerla la donna ha parlato di un rito voodoo, il “Juju”, un “giuramento debitorio” diffuso in Nigeria. Si tratta di un giuramento sciamanico affinché le ragazze mantengano la fedeltà all’impegno preso. Il rituale stabilisce una catena molto potente fra i trafficanti che finanziano il viaggio e le donne che devono ripagarli con il loro “lavoro”.

In questo modo la vittima era costretta a prostituirsi, guadagnando dai 30 ai 50 euro per ogni prestazione (che saliva fino a 300 euro per due ore), denaro che consegnava direttamente alla banda. La ragazza era costretta a prostituirsi dal martedì al giovedì e poi alla domenica dalle 21 alle 6. Ogni settimana poteva racimolare dai mille ai 1.500 euro. Una volta ha provato a ribellarsi telefonando al fratello, in Nigeria, che per paura del rito l’ha costretta a eseguire gli ordini di “mama destiny”. Così fino al febbraio 2017, quando estinto interamente il suo debito, ha ottenuto il passaporto che la “madame” le aveva sottratto.