
Relazioni sociali in frantumi. Sempre più minorenni nella rete della ludopatia
Relazioni sociali più deboli, fino ai casi estremi di solitudine, all’interno di una società del “tutto e subito“, caratterizzata dalla ricerca di una risposta immediata del desiderio. È in questo mix esplosivo che, soggetti già fragili, possono restare vittime della ludopatia, dipendenza da gioco d’azzardo difficile da intercettare. Lo rileva il progetto di ricerca-intervento “Promuovere salute di comunità e fronteggiare il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP)“, affidato da Ats Brescia al Centro di Ricerca sullo sviluppo di comunità e i processi di convivenza (Cerisvico) dell’Università Cattolica di Brescia. "La forza del lavoro – ha spiegato Elena Marta, direttrice Cerisvico – sta nel processo di attivazione della comunità, co-costruzione con essa della lettura del fenomeno e di piste di lavoro, e costruzione di legami, per ora in alcuni casi deboli, ma in attesa di potersi trasformare se accompagnati. Altro elemento di interesse è la considerazione del GAP come un elemento che va a compromettere la salute di una comunità, non solo di alcune persone e le loro famiglie, ma un fenomeno che intacca, a diverso titolo, diverse parti della comunità che devono aver voce". Di fatto, per contrastare il fenomeno serve una rete che coinvolga non solo i servizi preposti, ma l’intera collettività. La grande difficoltà, come sottolineato da Claudio Sileo, direttore di Ats Brescia, così come dal direttore sociosanitario Franco Milani e dalla direttrice sanitaria Laura Lanfredini, è la capacità di intercettare chi è affetto da ludopatia. La stima è che nel Bresciano ci siano 26mila persone con dipendenza da gioco d’azzardo e che un 3% dei minorenni sia già un giocatore problematico, ma ai servizi arrivano pochissime persone: si riesce ad agganciare solo 1 su 100.Federica Pacella