Il figlio del procuratore capo arrestato per rapina: "Avevo bisogno di soldi facili"

Zogno, resta in carcere Gianmarco Buonanno interrogato dal gip

Carabinieri di Zogno (De Pascale)

Carabinieri di Zogno (De Pascale)

Zogno (Bergamo), 8 febbraio 2018 - Resta in carcere Gianmarco Buonanno, 32 anni, figlio del procuratore capo di Brescia, arrestato per la rapina a mano armata messa a segno il 31 gennaio al supermercato Conad di Zogno assieme a due complici. L’altro uomo è Luigi Mazzocchi, 49 anni, di Seriate, con precedenti specifici, il primo a finire in manette poche ore dopo l’assalto. All’appello ora manca il terzo uomo: ma è questione di tempo, visto che gli investigatori sono sulle sue tracce.

Ieri il giovane è stato sentito dal gip Laura Garufi, nell’interrogatorio di garanzia. Difeso dall’avvocato Roberto Bruni (che aveva chiesto per il suo assistito gli arresti domiciliari a casa dei genitori o da un parente in Campania, richiesta respinta; mentre questa mattina verrà depositata l’istanza di Riesame), Buonanno, apparso provato, ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a commettere il colpo. Da una parte la necessità di procurarsi del denaro in fretta e la rapina (il bottino era stato di 12mila euro, in parte recuperato) sembrava il modo più veloce per procurarselo. Dall’altro il desiderio di riuscire a provvedere da solo alle sue esigenze economiche senza far ricorso ai genitori. Il lavoretto part time in un bar (dal lunedì al venerdì, solo al mattino) non gli bastava. Anche perché Buonanno aveva contratto una serie di debiti cui aveva fatto fronte solo parzialmente, anche con le scommesse. Ma la situazione gli era sfuggita di mano, e non potendo più coprire i debiti, è balenata l’idea della rapina. Lo dimostra il fatto che è stato proprio lui a procurare le armi utilizzate, mitraglietta Scorpion (fabbrica cecoslovacca, illegale in Italia) il revolver, e la pistola a salve, pagate 1.400 euro a un nordafricano a Zingonia.

Versione che contraddice quella di Mazzocchi rilasciata durante l’interrogatorio davanti al gip dove aveva di ammesso di averle prese in strada Milano, da un albanese, per mille euro. Gianmarco Buonanno quella sera impugnava la scacciacani. Il piano sarebbe maturato un paio di mesi fa. Data in cui Gianmarco avrebbe incontrato Mazzocchi. Una conoscenza finita male. E mentre in carcere Buonanno veniva sentito, in tribunale il gup decideva di ammettere alla prova l’altro figlio del procuratore capo di Brescia, Francesco, più giovane di quattro anni, finito nell’inchiesta di spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti nell’ambiente vicino al tifo ultrà nerazzurro. Francesco per 8 mesi lavorerà al Sert e alla comunità don Milani di Sorisole.