Profughi ucraini in coda per il permesso. "Ci aspettiamo diecimila arrivi"

Solo a Bergamo sono 250 le richieste prese in carico per motivi umanitari da parte di chi sta scappando

Profughi ucraini in questura per permessi di soggiorno

Profughi ucraini in questura per permessi di soggiorno

Bergamo - Un inevitabile cammino burocratico. Anche la questura di Bergamo è in campo per affrontare l’emergenza ucraina. All’esterno del complesso di via Noli si incolonnano numerosi rifugiati per richiedere i permessi di soggiorno per motivi umanitari, la cui durata massima è fissata in un anno. Gli uffici della questura hanno già preso in carico le pratiche di 250 persone, ma se ne attendono molte di più: tra le 5mila e le 10mila, potenzialmente, se il conflitto dovesse prolungarsi. Spiega il questore di Bergamo, Stanislao Schimera: "Sin dall’inizio della guerra abbiamo predisposto momenti di raccordo con tutti gli enti che stanno lavorando per l’accoglienza, e anche con i privati, per fornire delle risposte immediate. Abbiamo aperto sportelli ad hoc, è stato creato un sistema di informazioni via mail che consente di fissare gli appuntamenti per le pratiche. Si sta facendo un lavoro importante con il consolato ucraino di Milano, che si è messo immediatamente a disposizione".

Al momento in Bergamasca stanno arrivando soprattutto persone che hanno già dei riferimenti nel territorio, magari perché qui lavora un parente o un amico. "I numeri al momento sono gestibili - continua Schimera -. Abbiamo comunque già approntato un’accoglienza adeguata nell’Ufficio immigrazione rafforzando il personale, gli sportelli e gli strumenti, e siamo pronti ad ampliare ancora di più lo sforzo. Ci aspettiamo numeri ancora più importanti".

Ogni profugo ha 90 giorni di tempo per comunicare il proprio approdo in Italia. Intanto gli istituti scolastici di Bergamo hanno proposto al Comune di realizzare una rete per poter essere più precisi ed efficienti nell’accoglienza dei bambini ucraini che stanno arrivando, e arriveranno nelle prossime settimane, nel capoluogo orobico. L’idea è quella di strutturarsi come una rete cittadina che possa lavorare all’interno di un più ampio coordinamento provinciale.

"Per quanto riguarda l’amministrazione comunale - sottolinea l’assessore all’Istruzione del Comune di Bergamo, Loredana Poli -, ho dato, in questa fase, la nostra disponibilità ad occuparci dei servizi di supporto alla frequenza che riguardano i bimbi e i ragazzi: mensa, trasporto scolastico e assistenza educativa. Ad oggi, nelle circolari del Ministero ci sono indicazioni per le scuole, ma non riguardano questi servizi che sono comunque essenziali, in particolare per quanto riguarda la mensa. È evidente che non si può chiedere di sostenere questo costo, ma finora nessuno ha detto chi si occuperà di questo aspetto. In attesa che si definisca a livello generale questo tema, il Comune li accoglierà nei servizi che saranno necessari".