Bergamo, continua a vessare la ex anche durante il processo: niente sconti allo stalker

L'imputato 33enne può patteggiare ma con una pena “rincarata”: un anno e otto mesi senza condizionale

Palazzo del Tribunale di Bergamo (foto De Pascale)

Palazzo del Tribunale di Bergamo (foto De Pascale)

Bergamo, 24 settembre 2018 - Il suo atteggiamento vessatorio nei confronti dell’ex fidanzata, con la violazione sistematica di una serie di misure disposte dal giudice, gli è costato una condanna per stalking quasi doppia rispetto a quella patteggiata con il consenso del pubblico ministero e senza la sospensione condizionale della pena: un anno e 8 mesi invece che un anno con pena sospesa. Protagonista della vicenda un trentatreenne residente in un comune della Media pianura bergamasca, la cui storia d’amore con la fidanzata, una giovane compaesana, era terminata nel settembre del 2017. L’uomo, però, non aveva preso bene la decisione della ex e, almeno all’inizio, si era prodotto perlopiù in scenate di gelosia condite da insulti.

Nel gennaio del 2018 la situazione si era aggravata e la donna, temendo per la propria incolumità, aveva presentato querela. In particolare erano stati alcuni episodi ad impaurirla: appostamenti e telefonate che l’avrebbero - stando al suo racconto - indotta a cambiare abitudini. Nonostante la denuncia, il 33enne non aveva però desistito. Anzi, secondo un’integrazione di denuncia presentata dalla ragazza, aveva alzato il livello degli atti persecutori, presentandosi addirittura al bar di un vicino paese dove lavorava la ex per insultarla. Alla fine di maggio era scattata quindi la misura cautelare, all’inizio blanda: divieto di avvicinamento alla ex. Ma l’uomo non aveva rispettato la disposizione e a giugno si era presentato al bar di lei per prendere un caffè. Era scattata una nuova segnalazione e la misura era stata aggravata: obbligo di firma ai carabinieri, anche in questo caso non rispettato. Perché il 33enne non era andato a firmare ed era tornato al bar della ex. Così erano scattati i domiciliari, violati il giorno stesso. Era finito allora in carcere. E al processo l’uomo si è visto respingere l’istanza di patteggiamento a 1 anno (pena sospesa) che il suo precedente difensore aveva depositato prima che si verificassero i nuovi episodi. Col nuovo avvocato ha così dovuto patteggiare una condanna a un anno e 8 mesi, senza la condizionale.