Yara, processo d'Appello per Bossetti: "Convinto che avrò finalmente giustizia"

Sentenza oppure ordinanza con la riapertura del processo attraverso una nuova perizia sul dna. Sono questi gli scenari possibili del processo che si aprirà davanti alla Corte d'Assise di Brescia

Massimo Bossetti (Olycom)

Massimo Bossetti (Olycom)

Bergamo, 29 giugno 2017 - Sentenza oppure ordinanza con la riapertura del processo attraverso una nuova perizia sul dna. Sono questi gli scenari possibili del processo che si aprirà domani davanti alla Corte d'Assise di Brescia per Massimo Bossetti, condannato il 30 giugno dell'anno scorso all'ergastolo con l'accusa di aver ucciso la tredicenne Yara Gambirasio. La piccola ginnasta di venne rapita il 26 novembre del 2010 fuori dalla palestra a Brembate Sopra e trovata senza vita tre mesi dopo, il 26 febbraio del 2011, in un campo di Chignolo d'Isola. Secondo quanto riferito da uno dei suoi legali, l'avvocato Claudio Salvagni che lo assiste assieme al legale Paolo Camporini, durante uno degli ultimi incontri in carcere, nei giorni scorsi Bossetti si è detto "convinto che in appello potrò avere finalmente giustizia". "L'ho visto lo scorso 15 giugno quando ho depositato a Brescia i motivi aggiunti all'atto d'appello - ha raccontato il legale - è concentrato, teso perché si parla della sua vita, ma è fiducioso che stavolta possa arrivare finalmente giustizia, perché confida molto nell'appello" ha detto il legale. Bossetti, come sempre è avvenuto anche nel primo grado a Bergamo, sarà in aula a Brescia. 

LA FOTO SATELLITARE - La difesa di Massimo BossettI ha prodotto nei motivi aggiunti dell'atto d'appello "una fotografia satellitare scattata il 24 gennaio 2011 che ritrae la zona del campo di Chignolo d'Isola dove successivamente, il 26 febbraio, è stato trovato il corpo della ragazzina, ma il cadavere quel giorno di fine gennaio non era là". A questo punto, spiega il legale Claudio Salvagni, "la sentenza va riscritta, perché l'accusa e i giudici hanno sostenuto che Yara scomparve e venne uccisa il 26 novembre 2010 e il cadavere restò in quel campo per tre mesi". Il nuovo elemento portato dalla difesa del muratore è stato depositato lo scorso 15 giugno. La foto accompagna la richiesta della difesa di una maxi perizia su più elementi, tra cui il Dna. Come consulente i difensori hanno ora ingaggiato Peter Gill, uno dei "padri" della genetica forense. 

LA PERIZIA SUL DNA - Contro di Bossetti c'è la prova che i giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno definito "granitica", cioé la presenza del suo Dna sugli slip di Yara. Proprio dalla traccia genetica la difesa vorrebbe invece ripartire per ribaltare il primo grado e in aula ribadirà la richiesta di una perizia, come già anticipato nel ricorso in appello nel quale gli avvocati Claudio Salvagni e Michele Camporini scrivevano che "si è ritenuto di poter giungere alla responsabilità penale di un imputato valorizzando un unico elemento (la traccia del dna) in rapporto solo alla sua collocazione (leggins e slip), senza alcuna considerazione in ordine alle ragioni e alle modalità dell'azione, senza alcun raffronto con tracce ben più significative attribuite ad altri, trasformando arbitrariamente, senza alcun riscontro, un possibile contatto in aggressione suicida".