Presidio al cimitero contro i nostalgici Antifascisti in aula

Fuori dal tribunale un presidio di Rifondazione comunista, con bandiere rosse. In aula, il processo a 10 imputati, antifascisti, uomini e donne. Età media, tra i 65 e i 70 anni. Ieri, davanti al giudice Palermo, sono sfilati un dirigente della polizia che all’epoca coordinava il servizio a Lovere ("Più tardi ho saputo quello che era successo, ma non visto") e un agente del reparto mobile di Torino, pure presente. Poi gli imputati. Francesco Macario (è stato segretario provinciale di Rc, assessore a Bergamo) risponde di resistenza a pubblico ufficiale. Un 73enne di lesioni per un pugno a un poliziotto. Sono tutti difesi dagli avvocati Barbara Bruni e Rocco Gargano.

I fatti risalgono al maggio 2016 a Lovere, quando un gruppo di nostalgici del Ventennio entrò nel cimitero per commemorare due militi della Legione Tagliamento uccisi. Gli antifascisti, una quarantina, organizzano un presidio, anche perché nel cimitero si trova il memoriale dei 13 giovani partigiani fucilati. "Avevamo gli agenti alle nostre spalle, davanti i furgoni e le transenne - ha raccontato Macario -. All’inizio qualcuno ha inveito quando è passato il corteo fascista. Poi sono stato colpito al volto". Prossima udienza il 16 maggio. F.D.