Treviglio, aggiungi un posto a tavola: l'ospite è un migrante

Pranzo solidale in famiglia per i 22 richiedenti asilo, organizzato dai volontari che li assistono

Il pranzo in famiglia

Il pranzo in famiglia

Treviglio (Bergamo), 21 gennaio 2018 - A tavola con i richiedenti asilo: oggi un gruppo di famiglie trevigliesi ospita i migranti che si trovano a Treviglio, accolti dalla cooperativa Ruah e da Caritas in attesa che la loro situazione si sblocchi. L’idea è nata dai volontari che seguono i profughi nel loro cammino trevigliese: raccogliendo l’invito di Papa Francesco nella Giornata mondiale del Migrante, hanno deciso di invitare le famiglie a un gesto di generosa solidarietà. Il pranzo in famiglia è nella linea di uno scambio reciproco fra trevigliesi e migranti. «Ci pensavamo da un anno - ha raccontato la volontaria Maria Rosato - e ora abbiamo deciso di provarci».

Il programma prevede un punto d’incontro prima del pranzo oppure l’arrivo del migrante direttamente a casa della famiglia ospitante. Al termine volontari e profughi si ritroveranno all’oratorio San Zeno per concludere la giornata insieme tra caffè e dolce. Il senso della iniziativa? Lo esprime Maria Rosato, docente di latino e greco al liceo Simone Weil di Treviglio: «Vogliamo far sì che i ragazzi richiedenti asilo si sentano accolti dalla città; allo stesso tempo intendiamo stimolare la cittadinanza a conoscerli anche per sfatare qualche pregiudizio».

Sono ventidue ragazzi, tra i 18 e i 30 anni, ospitati in parte in via Casnida e in parte in via Fabris, tutti provenienti dall’Africa centrale, perlopiù di lingua francese: pochi parlano inglese. Può sembrare strano ma i giovani africani «non sanno scrivere nel senso che faticano proprio a tenere in mano una biro, non sono abituati». Tutti desiderano restare in Europa «perché fuggono da una povertà estrema» e sono disposti a svolgere qualsiasi tipo di lavoro, si adattano a tutto: «Basta conoscerli un po’- dice ancora la professoressa Rosato - per capire che “ci portano via il lavoro” è solo un pregiudizio superficiale». Ora stanno imparando, grazie ai volontari, l’italiano e si stanno impegnando per capire la cultura del Paese che li ha accolti.