Piario, tracce di Valium nei corpi riesumati. Familiari divisi tra rabbia e sospetti

In cinque positivi al sedativo. I parenti: «Qualcosa è successo» di ROCCO SARUBBI

L’ospedale di Piario (De.Pa.)

L’ospedale di Piario (De.Pa.)

Piario, 14 aprile 2016 - Sono accomunati dallo stesso dolore, la perdita apparentemente inspiegabile di un familiare. Sono i parenti dei pazienti deceduti all’ospedale “Antonio Locatelli” di Piario, in Valle Seriana. Morti sospette su cui la magistratura sta indagando. E la rabbia aumenta alla luce dei risultati delle analisi che hanno confermato la presenza di tracce di Valium nei primi cinque corpi esumati. Nel mirino dei parenti, oltre che degli inquirenti, finisce l’infermiera Anna Rinelli, 43anni, la principale sospettata delle morti in corsia, la donna che ha lavorato proprio nel reparto di Medicina generale dell’ospedale.

Se la ricorda bene Simone Visinoni, di Rovetta. Ancora non ha superato il dolore per la perdita del padre Tarcisio, morto il 27 agosto 2015, all’età di 82 anni: «Quando mio papà è stato ricoverato all’ospedale di Piario - racconta - aveva una leucemia. Negli ultimi giorni prima che morisse ricordo che stranamente continuava a dormire. E non era da lui, considerato che aveva difficoltà ad addormentarsi. Poi pian piano si era ripreso, ma dopo alcuni giorni improvvisamente è peggiorato. Non voglio insinuare nulla, però qualcosa di strano è accaduto. E il fatto che siano state trovate nei cinque corpi riesumati tracce di un sedativo come il Valium alimenta i miei sospetti». Intanto, però, Visinoni, d’accordo con la mamma, ha deciso di sporgere querela contro ignoti. «L’ho fatto per cautelarci - spiega - considerato che c’è una inchiesta e che l’infermiera che risulta indagata lavorava nel reparto dove mio padre è morto».

Fra le nuove dieci esumazioni che la Procura ha deciso di effettuare alla fine del mese, potrebbe esserci anche quella del papà di Simone: «Se così fosse - conclude - noi non ci opporremo». Chi invece fino all’ultimo si era opposto all’estumulazione del padre è Bruno Fantoni, figlio di Luigi Fantoni, di Clusone, morto a Piario il 6 ottobre scorso a 90 anni, una delle cinque salme sottoposte a autopsia. «Mi sono opposto - sottolinea - perché mio padre non stava bene, era in ospedale proprio perché soffriva. Se però le cose sono andate davvero così, se quel farmaco è la causa del decesso di mio papà e viene dimostrato che la responsabilità è dell’infermiera indagata - aggiunge Bruno Fantoni - allora vedremo come agire. Lo ripeto: mio padre non stava bene, e anche l’anno prima era stato ricoverato, ma poi aveva recuperato, tant’è che aveva trascorso una bella estate. Poi a ottobre è stato necessario un nuovo ricovero, ma il giorno prima di morire era cosciente - conclude Bruno - parlava con mia cognata e nulla faceva presagire una fine così repentina. Invece si è aggravato impriovvisamente e non c’è stato nulla da fare. Noi abbiamo pensato a una fatalità». Invece ora si è scoperto che anche nel suo corpo c’era del Valium, farmaco di cui non vi è traccia nella sua cartella clinica.