Orio, Ryanair a terra: tagliato il 60% dei voli

In aeroporto, da domenica al 5 dicembre, saranno soltanto settanta le partenze settimanali

L’80% del traffico aereo allo scalo bergamasco è rappresentato dai voli Ryanair

L’80% del traffico aereo allo scalo bergamasco è rappresentato dai voli Ryanair

Orio al Serio (Bergamo), 19 novembre 2020 - A terra. Nel vero senso della parola. I lockdown interni, le quarantene e le limitazioni agli spostamenti tra le varie regioni italiane incidono sull’attività all’aeroporto di Orio di Ryanair, la compagnia irlandese leader dei voli low cost, che ha fatto dello scalo bergamasco il terzo hub del proprio network, il primo dell’Europa continentale. È impossibile e antieconomico continuare a volare con una certa continuità e per questo Ryanair, in attesa di tempi migliori, ha deciso di tagliare, a partire da domenica e fino al 5 dicembre, oltre il 60% dei voli in partenza per destinazioni internazionali e nazionali, il solo segmento, quest’ultimo, che sembrava dare segni di ripresa. I numeri sono impietosi: da domenica si passa da 190 partenze settimanali dallo scalo bergamasco a una settantina. Praticamente cancellati, a parte qualche isola, i voli da e per la Spagna, Barcellona e Madrid comprese. Operativi solo tre voli alla settimana per Londra, uno al massimo al giorno (e non tutti i giorni) per Catania, Bari, Napoli e Cagliari. E sì che non più tardi del 9 ottobre, Ryanair aveva messo sul mercato 12 nuovi voli a settimana: due per Bari e Napoli, quattro per Catania e Palermo. L’iniziativa rappresentava la risposta a un mercato sempre più crescente, basti pensare che normalmente il traffico nazionale rappresentava il 25% dell’offerta complessiva dell’aeroporto di Orio. E nei mesi scorsi era arrivato al 40%, con punte addirittura del 45%.

Orio è ancora il terzo scalo d’Italia in questo drammatico 2020 segnato dall’emergenza sanitaria, ma alla fine di ottobre il numero di passeggeri è risultato di poco superiore ai 3,5 milioni. Con queste nuove restrizioni, imposte dalla nuova ondata di Covid, l’anno si dovrebbe chiudere sotto quota 4 milioni. È come se l’aeroporto orobico fosse tornato indietro di 15 anni, al periodo compreso tra il 2004 e il 2005, conclusi rispettivamente a 3,3 e 4,2 milioni di passeggeri, con Ryanair che iniziava a “decollare”. Gli irlandesi ora rappresentano invece l’80% del traffico dello scalo bergamasco e nel 2019 hanno trasportato 11 milioni di passeggeri. Quest’anno, invece, lo chiuderanno perdendone quasi 7 e mezzo. Che la pandemia abbia influito in modo determinante sull’attività di Orio lo si evince anche dal fatto che, in sede di approvazione di bilancio, Sacbo, la società di gestione dell’aeroporto, aveva deciso di non procedere alla distribuzione dei dividendi. Scelta che era stata condivisa e approvata dai soci. "La situazione del trasporto aereo in Italia e nel mondo è difficile - aveva sottolineato il presidente Giovanni Sanga, spiegando l’iniziativa intrapresa -. L’emergenza sanitaria ha bloccato tanti progetti e introdotto restrizioni che i vari Paesi hanno adottato".