Omicidio Seriate, vacilla la storia dell'incappucciato. Elena: "Bugia a fin di bene"

Nessun uomo in fuga nelle riprese delle telecame posizionate vicino alla villetta

Un’immagine felice delle famiglie Tizzani, quella del padre indagato e del figlio Paolo

Un’immagine felice delle famiglie Tizzani, quella del padre indagato e del figlio Paolo

Seriate, 25 settembre 2016 - Perde consistenza la pista dell’uomo incappucciato che la notte tra il 26 e il 27 agosto scorso, dopo l’omicidio di Gianna del Gaudio, sarebbe stato visto allontanarsi dalla villetta di piazza Madonna delle Nevi da Antonio Tizzani, marito della vittima e unico indagato. Incappucciato che era stato citato anche dalla moglie del figlio di Tizzani, Elena Foresti. La donna, in alcune dichiarazioni rilasciate a telecamere spente all’inviato della trasmissione “Quarto Grado”, Giorgio Sturlese Tosi, ha ammesso di essersi inventata tutto anche con il marito, al quale, secondo la sua prima versione, nel cuore della notte scriveva sms allarmanti su uno sconosciuto che suonava al campanello di casa sua. Aveva forse paura a rimanere sola mentre lui era al lavoro.

Elena ha poi confermato la sua verità anche ai carabinieri che indagano sul delitto di Seriate. Ha raccontato che si trattava di una “bugia bianca”: stando alla sua ricostruzione, lei e il coniuge, genitori di due bambini, si sono trasferiti da pochi mesi nell’abitazione in cui attualmente risiedono, attorno alla quale c’è poco movimento, specie a sera tarda. La nuora di Gianna Del Gaudio, impaurita durante le numerose serate trascorse in solitudine, ha pertanto mentito “a fin di bene” per far sì che il marito, di professione ferroviere e dunque spesso al lavoro anche di notte, potesse fare meno turni serali per trascorrere più tempo in famiglia. Sempre per quel che riguarda il misterioso incappucciato, non convince gli inquirenti neppure la versione fornita loro dal marito dell’ex professoressa uccisa. Anche perchè, allo stato, non trova riscontro nelle indagini. Le telecamere, in un raggio di 300 metri nella zona della villetta teatro del delitto, non hanno ripreso nessun uomo in fuga con il cappuccio di una felpa sulla testa.

Dall'altro lato, gli inquirenti sono scettici sul fatto che il coltello a serramanico, lungo 10 cm, trovato venerdì pomeriggio in un beauty utilizzato da Antonio Tizzani, nella casa del figlio Paolo (perquisita per un paio di ore dai carabinieri), possa essere l’arma utilizzata per uccidere Gianna Del Gaudio. L’ultima parola spetta ora agli specialisti del Ris di Parma, ai quali l’arma è stata inviata, ma chi indaga pensa che il coltello sia troppo piccolo per essere stato usato dall’assassino, che, è bene ricordarlo, ha quasi decapitato l’ex insegnante, assestandole un unico fendente al collo. Secondo gli investigatori, per ridurre in quello stato la donna il killer avrebbe utilizzato un coltello molto più grosso.