Omicidio Seriate, si cercano arma e collanina nel parco comunale

Dopo aver controllato i tombini nella zona dei garage, ieri mattina gli uomini della Scientifica hanno concentrato la loro attenzione sui pali in ferro che sostengono una rete di protezione

Carabinieri alla ricerca dell'arma del delitto (De Pascale)

Carabinieri alla ricerca dell'arma del delitto (De Pascale)

Seriate, 17 settembre 2016 - Altro sopralluogo dei carabinieri impegnati alla ricerca dell’arma utilizzata per uccidere la professoressa Gianna Del Gaudio, e forse anche della famosa collana da cui la vittima non si separava mai. Dopo aver controllato i tombini nella zona dei garage (che erano già stati ispezionati, perchè si era ipotizzato che proprio il sotterraneo potesse essere la via di fuga del ladro incappucciato, di cui ha parlato Antonio Tizzani), ieri mattina gli uomini della Scientifica hanno concentrato la loro attenzione sui pali in ferro che sostengono una rete di protezione all’interno del parco comunale, di fronte alla villetta di piazza Madonna della Neve, teatro del terribile omicidio, avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 agosto.

I militari, aiutati da un paio di addetti comunali, hanno ispezionato, nel vero senso della parola, questi piloni in ferro. Grazie a una microtelecamera infilata nelle piccole fessure esterne hanno potuto constatare se all’interno c’era qualcosa o meno. Il risultato è stato negativo. Ma dell’arma utilizzata per commettere il delitto o della la collanina nessuna traccia. Nel pomeriggio, invece, gli uomini dell’Arma si sono soffermati in un giardino che si trova in fondo al vialetto di via Monte Campione, non lontanto dalla casa dei Tizzani. Certo, fa specie che a distanza di tre settimane dall’omicidio gli investigatori insistano ancora nelle ricerche all’interno del parco comunale.

Ieri Antonio Tizzani, marito della vittima e unico indagato a piede libero, si è affacciato al cancello di casa del figlio Paolo, che lo ospita dalla sera in cui è morta la moglie Gianna. «Non dico niente, non voglio parlare. Quello che dovevo dire l’ho già ripetuto più volte», si è limitato a rispondere alle domande dei cronisti. Chi ha parlato, invece, è stato il papà di Elena, la moglie di Paolo. «Mia figlia è terrorizzata. Anche per via di quella storia dell’incappucciato che suonava di notte al campanello della loro casa. Certo che me lo aveva raccontato e io le avevo consigliato di rivolgersi ai carabinieri. Cosa penso di Paolo? Che non può aver fatto del male alla madre a cui era molto legato. Eppoi quella notte era a casa a dormire». Proprio la storia di quell’individuo incappucciato, che per alcune notti avrebbe suonato al campanello della loro casa, è stata al centro dell’interrogatorio avvenuto giovedì alla caserma del comando provinciale dei carabinieri. Il primo episodio, come ha raccontato Elena, era accaduto a giugno, l’ultimo il 23 agosto, tre giorni prima dell’omicidio di Gianna. A quel punto sono finiti.

Episodi che avvenivano quando Paolo era al lavoro. «Ecco, ci risiamo. Mi hanno suonato un’altra volta». È il testo di uno degli sms inviati da Elena, nuora di Gianna del Gaudio, al marito Paolo. Dai messaggini, su cui ora gli inquirenti hanno acceso i riflettori, emerge la paura di Elena per quel misterioso “uomo incappucciato’’ che suonava alla porta della sua abitazione. Altri riscontri sono stati cercati alle dichiarazioni fatte da alcuni vicini di Gianna e Antonio. Uno di questi ha raccontato di aver sentito dei rumori nella villetta della coppia la notte successiva all’omicidio. Qualcosa di più certo arriveranno dai risultati dei Ris di Parma che a giorni dovrebbero essere consegnati.