REDAZIONE BERGAMO

Omicidio Puppo, quelle strane analogie con la scomparsa di un imbianchino

Alla sbarra il presunto mandante: «Io non c’entro nulla»

a madre di Michele Maggiore con la foto del figlio (De Pascale)

Bergamo, 14 febbraio 2015 - Si avvia alla conclusione il processo contro Fabio Bertola, l’architetto-immobiliarista di Verdellino, 46 anni, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Roberto Puppo, l’operaio 42enne di Levate ucciso in Brasile nel 2010 da un killer di 17 anni: all’inizio sembrava una rapina degenerata in omicidio, invece il pm Carmen Pugliese e i carabinieri di Bergamo hanno scoperto che la vittima era intestataria di 5 polizze “puro rischio morte” per 1 milione e 250mila euro e che i beneficiari facevano parte dell”entourage affaristico” di Bertola. Per l’accusa, l’architetto avrebbe commissionato il delitto per recuperare i 200mila euro persi con la società che gestiva l’Hemingway Cafè di via Borfuro, a Bergamo.

Anche ieri, per la terza udienza consecutiva, è stato sentito l’imputato. Ma la sorpresa è arrivata alla fine, quando il pm Pugliese ha chiesto a Bertola spiegazioni sulla vicenda di Michele Maggiore, l’imbianchino di Verdellino che nel maggio 2008 era partito per il Brasile e da allora non si hanno più sue notizie. Una scomparsa, per l’accusa, legata con un filo rosso all’omicidio di Puppo. Due vicende dal comune denominatore: Fabio Bertola. Che, però, è accusato della morte dell’operaio di Levate, ma non è indagato per la scomparsa di Maggiore.

Molte le analogie tra le due vicende. Il Brasile, dove Puppo e Maggiore erano andati per lavorare: in un locale il primo e alla costruzione di una scuola il secondo. Viaggi organizzati da Bertola. Quindi il retroscena più inquietante, le polizze sulla vita stipulate da entrambi: 500mila euro quella di Maggiore, che ufficialmente risulta scomparso (servono 10 anni per dichiarare la morte presunta); beneficiari Bertola, sua moglie e una terza persona.

Il legame tra l’imbianchino e l’imputato era emerso proprio dalle polizze. Scoperto il sistema per Puppo, gli investigatori erano andati a scovare se Bertola o persone a lui riconducibili erano beneficiarie di altre assicurazioni. Così erano arrivati a Maggiore e i genitori di quest’ultimo avevano confermato il legame del figlio con l’immobiliarista: aveva lavorato per lui ed era partito per il Brasile su sua indicazione. Anzi, Bertola gli aveva anticipato i soldi per il viaggio e lo aveva accompagnato all’aeroporto di Malpensa. Gli inquirenti avevano anche accertato che Maggiore aveva accumulato un debito di 110mila euro nei confronti di Bertola.

Il lavoro in Brasile serviva per ripagarlo? «Conoscevo Maggiore - ha spiegato in aula Bertola - ma con la sua scomparsa non c’entro nulla. Se fossi colpevole e avessi voluto incassare le polizze, avrei fatto ritrovare il suo cadavere». Prossima udienza il 20 febbraio.

di Michele Andreucci