Omicidio di Palosco, l'imputato: "Non sono io il mandante"

Colpo di scena al processo

La casa dell'omicidio

La casa dell'omicidio

Palosco (Bergamo), 18 maggio 2019 - Colpo di scena al processo contro Sandhu Bhupinderejeet Singh, indiano di 28 anni accusato di essere il mandante dell’omicidio del connazionale Amandeep Singh, compiuto la notte del 10 settembre 2017 a Palosco, quando la vittima, che si trovava sul balcone della propria abitazione, venne colpito da un colpo esploso da una Smith & Wesson calibro 38 impugnata da Herdeep Singh, detto Deepa, 35 anni, già condannato come esecutore materiale del delitto: un colpo di avvertimento finito in tragedia dopo un confronto tra bande rivali di indiani che si stavano prendendo a sassate, secondo la versione del killer.

Ieri mattina davanti ai giudici della Corte d’Assise di Bergamo, presieduta da Antonella Bertoja, era in programma l’audizione dell’imputato, che però ha scelto di non rispondere alle domande del pm Emanuele Marchisio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Il 28enne, attraverso i suoi difensori, gli avvocati Stefania Amato e Matteo Brunori di Brescia, ha presentato alla Corte d’Assise una memoria difensiva in cui nega ogni suo coinvolgimento nella vicenda. Sandhu respinge le accuse di essere il mandante del delitto (seppure, sempre stando alle contestazioni, aveva invitato i suoi a dare solo una lezione alla vittima), di essere la persona che si è procurata la pistola e l’ha consegnata al connazionale che l’aveva poi custodita fino alla notte fatale del 10 settembre 2017. Il 24 maggio, ormai usauriti i testimoni di accusa e difesa, inizierà la discussione del processo.

Secondo il pubblico ministero Emanuele Marchisio, l’omicidio di Amandeep sarebbe stata la reazione del gruppo capeggiato da Sandhu, il Taigar group, alle pressioni della vittima per farsi saldare dall’imputato un credito di 500 euro per acquisto di alimentari non pagati. Sandhu è l’unico della banda ad aver scelto di essere processato con il rito ordinario (rischia l’ergastolo), mentre gli altri cinque componenti del commando, tra i quali, come detto, la persona che materialmente sparò il proiettile fatale e quella che custodì per qualche giorno l’arma, sono già stati condannati mesi fa con l’abbreviato, beneficiando in questo modo dello sconto di un terzo sulla pena finale previsto dal rito alternativo. La famiglia di Amandeep, invece, è parte civile al processo contro Sandhu con l’avvocato Benedetto Maria Bonomo.