Palosco, giovane indiano ucciso per 500 euro di credito

Svolta finale: arrestati i killer del 22enne indiano

Carabinieri a Palosco

Carabinieri a Palosco

Palosco (Bergamo), 23 maggio 2018 - Che il cerchio non fosse chiuso lo testimonia la nuova svolta nelle indagini per l’efferato omicidio di Amandeep Singh, 22 anni, indiano, operaio alla Italtrans di Calcinate, ucciso la sera del 10 settembre 2017 a colpi di pistola mentre era sul balcone della sua abitazione, in via Spampatti, a Palosco. Oltre ai cinque connazionali, tra cui anche l’esecutore materiale (Hardeep Sing, detto Deepa) finiti in carcere a dicembre perché implicati nel delitto, i carabinieri della Compagnia di Treviglio, coordinati dal pm Emanuele Marchisio, titolare del fascicolo, hanno arrestati altri due componenti della banda che quella sera aveva organizzato la spedizione punitiva poi degenerata con l’uccisione di Amandeep. In manette sono finiti Harpinder Lally, 30 anni, nato in India residente a Castelli Calepio, e Hardeep Singh, 29 anni, soprannominato Happy, domiciliato a Credaro. Ieri il fermo dei due. Per tutti e sette l’accusa è di omicidio aggravato dai futili motivi. Altri cinque risultano indagati.

Il movente infatti, sarebbe un regolamento di conti nella comunità indiana radicata nella Bergamasca (due-tre mila persone sparsi nella provincia) per un prestito, 400-500 euro, che la vittima aveva fatto a dei connazionali e mai più restituiti: nonostante le ripetute richieste, non ne era mai rientrato in possesso. Determinanti le intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche alcuni interrogatori in carcere dei precedenti arrestati. Oltre alla ricostruzione dell’omicidio, che ha come sfondo una rivalità tra indiani, in particolare provenienti dal Punjab, dall’inchiesta è emerso uno spaccato inquietante. Uno scenario che ha permesso di individuare l’esistenza del gruppo di indiani, spesso contattati da altri connazionali, che imponevano di volta in volta una sorta di giustizia fai da te.

Prima dell’omicidio di Palosco c’erano state delle avvisaglie, incendi alle auto, risse tra bande, anche a colpi di bastoni, spranghe e roncole. Quel 10 settembre a Gorlago c’era stata una riunione in cui si era deciso di dare una lezione a Amandeep e a suo fratello. L’intenzione era quella di fuoco alla loro vettura. A fornire la pistola era stato Sandhu Bhupindejeet Sing, ritenuto il boss della fazione opposta a quella della vittima. Ma la situazione sfugge di mano, spunta l’arma, vengono esplosi dei colpi all’indirizzo di Amandeep che è sul balcone di casa con il fratello che poco prima avevano lanciato delle pietre per respingere l’assalto.