Omicidio Del Gaudio, ancora assolto il marito Antonio Tizzani: "Penso sempre a Gianna"

La Corte d’Assise d’appello di Brescia ha confermato la sentenza pronunciata in primo grado dall’Assise di Bergamo nel dicembre di due anni fa. L'ex capostazione: "Non ho mai smesso di credere nella giustizia"

Antonio Tizzani con il genetista forense Giorgio Portera fuori dal Tribunale

Antonio Tizzani con il genetista forense Giorgio Portera fuori dal Tribunale

Bergamo - «Ripeterò sempre quello che ho detto, lo ripeterò all’infinito perché è la verità». È il suo primo commento dopo la sentenza. Antonio Tizzani non ha assassinato la moglie con una terribile coltellata alla gola, dopo la mezzanotte del 26 agosto 2016. Non esiste alcuna prova della sua colpevolezza. Al termine di una camera di consiglio durata poco più di cinque ore e mezza, la Corte d’Assise d’appello di Brescia ha confermato la sentenza pronunciata in primo grado dall’Assise di Bergamo nel dicembre di due anni fa: l’ex capostazione, oggi 74enne, è stato assolto con la più piena della formule (non avere commesso il fatto) per l’omicidio a Seriate della moglie Gianna Del Gaudio, 63 anni, insegnante in pensione, e assolto perché il fatto non sussiste dall’imputazione di maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie. Il pg Francesco Rambaldoni aveva chiesto la condanna all’ergastolo per omicidio volontario aggravato dall’avere agito ai danni del coniuge convivente e l’assoluzione perché il fatto non sussiste per i maltrattamenti. 

Un Tizzani raggiante ha accanto il difensore Giovanna Agnelli e il genetista forense Giorgio Portera, consulente della difesa. «Non ho mai smesso di credere nella giustizia, anche perché sono figlio di un poliziotto». I giornalisti lo stringono d’assedio. Vorrebbe dire qualcosa dopo tutti questi anni passati fra indagini e processi? «Vorrei dire a qualcuno che interroghi la sua coscienza. Parlo in generale, non mi riferisco a nessuno in particolare. Chi sa, capirà». Un momento di commozione, di défaillance emotiva, quando lo invitano a rivolgere un pensiero alla moglie: «A Gianna voglio dire che aiuti a trovare il suo assassino. Passo il tempo a parlare con lei. La notte sto con il cane, come se fosse un figlio, e tengo sveglio anche lui. Faccio una cosa in casa e penso a quando Gianna faceva lo stesso». 

Il cutter è stato ritrovato due mesi dopo il delitto in un cespuglio a 600 metri dalla casa. Era in un sacchetto delle mozzarelle che venivano portate a casa Tizzani e c’era anche un paio di guanti di lattice. Per l’accusa il taglierino, quasi completamente imbrattato dal sangue della vittima, è l’arma mortale. Il Dna depositato sul filo della lama appartiene a Tizzani. Su questi due postulati il pg ha fondato la richiesta del carcere a vita. Il fatto che il codice genetico sia stato ritrovato nell’unica parte non insanguinata del cutter perché coperta dall’impugnatura e il fatto che la quantità della traccia fosse modesta non devono indurre in inganno. Si è depositato per un errore nel sequenziamento? Gli apparati del Ris di Parma sono collaudati. La possibilità che uno sbaglio casuale restituisca “proprio” il Dna di Tizzani è «assolutamente inverosimile»: non esistono due persone che abbiano lo stesso codice genetico.

Tizzani ha sempre parlato di un assassino mascherato con una felpa. Nessun testimone lo ha notato, nessuna telecamera lo ha ripreso. «Incappucciato», era anche il soprannome dato a un molestatore di una delle nuore di Tizzani, risultato inesistente. Tizzani ha mentito. Il suo è stato un omicidio d’impeto, al culmine di un furibondo litigio sentito dai vicini. Replica il difensore Agnelli. Nessuna prova della lite. Le urla erano quelle di disperazione del padrone di casa davanti alla moglie in un lago di sangue. Il killer avrebbe dovuto imbrattarsi di sangue piedi, mani, avambracci. Tizzani è invece pulito e in casa non si è lavato nessuno. Il Dna. La difesa non mette in discussione che sia quello di Tizzani, ma le modalità le con cui ci si è arrivati e sostiene che «con elevata probabilità può essere avvenuta una contaminazione», in maniera del tutto inconsapevole.