Prof e manager, delitti al bivio nella Bergamasca

Udienza per il marito di Gianna Del Gaudio. Verso l’archiviazione il caso Roveri

Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri

Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri

Bergamo, 21 dicembre 2018 - Date, scadenze, primi ma non definitivi finali di partita, ombre mai dissolte in due gialli bergamaschi. Udienza preliminare l’11 luglio davanti al gup Lucia Graziosi per Antonio Tizzani: l’ex capostazione settantenne è l’unico indagato per l’omicidio della moglie Gianna Del Gaudio, professoressa in pensione uccisa con una coltellata alla gola poco dopo la mezzanotte del 26 agosto 2016, nel villino di famiglia in via Madonna delle Nevi, a Seriate. Nella richiesta di rinvio a giudizio il pm Laura Cocucci ha aggiunto l’accusa di maltrattamenti, un’ipotesi che potrebbe racchiudere il presunto movente o comunque fare da sfondo all’omicidio.

Due anni di indagini e nessun indagato per un altro omicidio che si è subito rivelato un rompicapo. L’archiviazione che si avvicina. La sera del 20 dicembre 2016 Daniela Roveri, 48 anni, responsabile alla Icra di San Paolo d’Argon, viene trucidata con una coltellata alla gola nell’androne del palazzo al numero 11 di via Keplero, nel quartiere Colognola di Bergamo, dove vive con l’anziana madre. Dopo la proroga di dodici mesi, il 22 febbraio scadranno i due anni a disposizione del pm Fabrizio Gaverini. Poi sarà archiviazione ma con la possibilità di una riapertura. Mai trovata l’arma. Il fatto che fosse sparita la borsetta con l’iPhone della manager aveva fatto pensare a una rapina con un epilogo sanguinose. Erano state battute e via via scartate più piste. Quella passionale aveva visto gli inquirenti mettere alle strette soprattutto due uomini che conoscevano la vittima, in particolare un amico della palestra. L’alibi dell’uomo si era rivelato inattaccabile: le telecamere della villetta della fidanzata lo avevano inquadrato in un orario compatibile con quello del delitto. Rimossa la pista dei vicini di casa, per uno sgarbo. Svanita quella professionale, che aveva visto passare sotto la lente sia i conti della ditta sia i rapporti con i colleghi.

Due delitti avvenuti nello stesso anno, l’hinterland e in città. Due storie che per un certo tempo sono scorse in parallelo senza mai riuscire a intersecarsi. Erano stati rintracciati due reperti genetici, una traccia organica sulla guancia e un’altra sull’indice della mano destra, di Daniela Roveri: materiale che forse corrispondeva allo stesso uomo. Era stato possibile estrarre solo l’aplotipo Y, combinazione cromosomica che si trasmette solo ai discendenti di esso maschile, necessario per individuare il ceppo familiare ma non l’individuo: può infatti riguardare molte persone. Lo stesso aplotipo era stato isolato nel profilo completo di ignoto rimasto su uno dei guanti di lattice trovati vicino all’abitazione di Gianna Del Gaudio. I guanti erano in un sacchetto che conteneva un cutter, abbandonato in una siepe.

L’ipotesi di un unico killer per il delitto di Seriate e quello di Colognola aveva portato a un incrocio delle investigazioni scientifiche con una delega affidata dalla procura di Bergamo al Ris di Parma: provare a ricavare dalle due tracce di Colognola un profilo completo da confrontare con quello del caso di Seriate. Non era stato possibile estrarre un dna completo. Uno scenario suggestivo quanto inquietante che si è però chiuso senza risultati.