Omicidio Del Gaudio, l'appello: "Il Dna è da considerarsi prova"

Le motivazioni dell’impugnazione da parte della Procura della sentenza assolutoria di Tizzani

Gianna Del Gaudio e Antonio Tizzani

Gianna Del Gaudio e Antonio Tizzani

Bergamo - Il Dna sull’arma del delitto, il cutter ritrovato in un sacchetto di mozzarelle con il profilo genetico di Antonio Tizzani e il sangue della vittima, la moglie Gianna Del Gaudio, deve essere considerato una prova e non un mero indizio, come è stato giudicato dal tribunale. Quello del Dna è uno dei capitoletti che costituiscono le motivazioni dell’appello da parte del pm, Laura Cocucci alla sentenza di assoluzione per assenza di prove dell’ex capostazione finito a processo per omicidio volontario aggravato dell’ ex insegnante di 64 anni. Delitto maturato nella villetta in via Madonna delle Nevi, a Seriate, la notte del 27 agosto del 2016. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo.

Nella vicenda il profilo genetico, in considerazione della collocazione della traccia (tra l’impugnatura e la lama, in una zona che solo smontandolo è stato possibile accertare da parte dei Ris) deve essere ritenuta prova e non semplice indizio. Vi sono altri gravi indizi, precisi e concordanti che concorrono alla responsabilità di Tizzani (assistito dall’avvocato Giovanna Agnelli). Le dichiarazioni dei testi, in particolare di due ragazze che la notte dell’omicidio avevano sentito un litigio tra un uomo (la voce era quella di Tizzani) e una donna, lite avvenuta in orario antecedente e vicino al delitto. E urla agghiaccianti. E ancora. La falsità dell’alibi dell’imputato. La versione che ha fornito (non si trovava in cucina con la moglie ma in giardino) per l’accusa è smentita dall’accertamento del suo alibi. Vale a dire, la presenza di un ignoto rapinatore “incappucciato“ che si sarebbe introdotto nell’abitazione e avrebbe aggredito la vittima in cucina senza darle scampo per poi tagliarle la gola. A quel punto si sarebbe portato in soggiorno per rovistare nella borsa della Del Gaudio per poi allontanarsi senza portar via nulla.

Una ricostruzione piena di incongruenze, contraddizioni e inverosimile. L’incappucciato aveva le mani libere, non impugnava nessuna arma, altrimenti si sarebbe notata sporca di sangue. Il movente. L’omicidio della Del Gaudio, sostiene l’accusa nell’appello, deve essere qualificato in un femminicidio per maltrattamenti. Una improvvisa e banale lite in famiglia finita tragicamente. Il contenuto delle intercettazioni telefoniche e ambientali rappresentano fonte diretta della colpevolezza dell’imputato. Il pm ha chiesto che siano acquisite come documenti, le videoregistrazioni delle interviste di Tizzani rilasciate ai media.