Omicidio Roveri, due mesi senza Daniela: 50 prelievi del Dna sui vicini

Due mesi dopo la morte della manager di 48 anni ancora tante ombre sul caso

La scientifica indaga in via Keplero, dove è stata uccisa Daniela Roveri (nel riquadro)

La scientifica indaga in via Keplero, dove è stata uccisa Daniela Roveri (nel riquadro)

Bergamo, 21 febbraio 2017 - Sono trascorsi due mesi dall’omicidio di Daniela Roveri, 48 anni, dirigente alla Icra spa di San Paolo d’Argon, uccisa con una coltellata alla gola inferta con ferocia e precisione la sera del 20 dicembre scorso intorno alle 20.30 all’ingresso del condominio di via Keplero, civico 11, a Colognola, dove la donna abitava al quarto piano con la mamma Silvana Arvati. Due mesi di indagini serrate condotte dagli uomini della Squadra mobile della questura di Bergamo, ma il killer non ha ancora un volto.

Chi ha ammazzato Daniela? L’indagine in questo momento sembra su un binario morto. Accantonate le piste percorse all’inizio (da quella passionale a quella lavorativa) resta quella dei vicini. Non c’è un residente di via Keplero o delle altre strade dell’Azzanalla, che abbia notato qualcosa di strano quella sera. Nessuna fuga, nessuna persona che si allontanava. Eppure di finestre che si affacciano su via Keplero o sul parco ce ne sono. Ed è per questo motivo che gli investigatori continuano a sentire i vicini di casa Roveri, a tappeto: a oggi sono state ascoltate circa 200 persone. Però finora nessuno avrebbe fatto trasparire conflitti o difficoltà con la vittima e i suoi familiari. E sempre in tema di cifre, sono oltre 50 i residenti che spontaneamente si sono sottoposti al prelievo salivare per il Dna. A dire il vero questo tipo di accertamento era iniziato dopo il ritrovamento di alcuni capelli spezzati tra le mani della vittima. Un elemento che avrebbe potuto imprimere una svolta alle indagini. Ma così non è stato perché la Scientifica non è stata in grado di estrarre un profilo genetico da confrontare. Gli investigatori ora aspettano un altro verdetto dalla Polizia scientifica. In laboratorio è finito anche il materiale estratto da sotto le unghie di Daniela Roveri. Non è detto, però, che sia possibile estrapolarne un profilo genetico utile per le indagini. All’inizio si era pensato a una pista passionale perché ritenuta probabile. La manager non aveva una relazione fissa, ma da tempo aveva una storia con una persona conosciuta nella palestra che frequentava, ad Azzano San Paolo. La sera dell’omicidio Daniela e l’amante si erano sentiti per telefono, ma poi lui era andato a casa della compagna con cui convive.

L’uomo ha un alibi di ferro (le immagini delle telecamere lo hanno ripreso in un’altra abitazione, lontano da Colognola). Anche la pista lavorativa non ha prodotto nulla di interessante. Gli investigatori, aiutati dagli colleghi della Finanza, hanno passato al setaccio i conti della manager anche quelli in banca, ma non è emerso nulla di interessante, nessun ammanco. Nessuno screzio con i colleghi. Del resto anche la vita di Daniela è stata per un verso anonima e senza buchi neri: niente uso dei social, poche amiche, tutta casa, lavoro, palestra e viaggi fatti nella maggior parte con la mamma. E, allora, chi poteva avercela con lei al punto da ammazzarla con tanta crudeltà?