Omicidio di Curno, l'accusa: "Arjoun ha agito con premeditazione"

Uccise la moglie e ferì la cognata. Contestati anche i futili motivi

Deborha e Marisa Sartori

Deborha e Marisa Sartori

Curno (Bergamo), 30 agosto 2019 - Ezzedine Arjoun, reo confesso dell’omicidio della moglie Marisa Sartori, avvenuto a Curno il 2 febbraio, ha agito con premeditazione e con l’aggravante dei futili motivi (l’intenzione della vittima era quella di separarsi legalmente).

Secondo l’accusa, infatti, il tunisino si era procurato anticipatamente il coltello da cucina, lungo 23 centimetri (con una lama di 13), con cui ha colpito prima le 25enne e poi la sorella Deborha, 23 anni, che era corsa in sua difesa. Arjoun ha sempre sostenuto di aver trovato il coltello nel garage, smentito dalla sorella della vittima. Per il pm Fabrizio Gaverini, che nella conclusione delle indagini preliminari contesta ad Arjoun (difeso dall’avvocato Daniela Serughetti) oltre all’omicidio con l’aggravante della premeditazione, anche il tentato omicidio, il porto d’armi, il maltrattamento e la violenza sessuale, il tunisino aveva atteso per diverse ore l’arrivo delle due sorelle dopo essersi nascosto dentro un’auto posteggiata e lasciata aperta nei garage dell’abitazione dove abitano i genitori di Marisa e Deborha, in via IV novembre, a Curno.

Era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e inoltre aveva bevuto parecchio. Otto le lesioni provocate a Marisa, colpita violentemente e ripetutamente al torace, all’addome, al braccio destro e alla gamba sinistra, ferite importanti che ne hanno causato la morte per anemia metaemorragica acuta fatale. Nella colluttazione era rimasta gravemente ferita anche la sorella Deborha, colpita sotto al seno sinistro e all’addome. Il 36enne dovrà rispondere anche di maltrattamenti per aver ripetutamente insultato e offeso la moglie durante il periodo della loro convivenza, contrassegnata da vere e proprie aggressioni fisiche e minacce, vessazioni di ogni tipo, umiliandola, ingiuriandola, per futili motivi, tra cui anche il rifiuto di fornirgli soldi per l’acquisto di sostanze stupefacenti.