Omicidio Crotti, la madre in carcere da Chiara

Nelle prossime ore saranno sentite altre persone dai carabinieri

Un carabiniere esce dalla casa di Gorlago di Chiara Alessandri

Un carabiniere esce dalla casa di Gorlago di Chiara Alessandri

Bergamo, 25 gennaio 2018 - Le indagini per l’omicidio di Stefania Crotti non sono chiuse. Tanti ancora gli aspetti che meritano di essere approfonditi sia perché la ricostruzione di Chiara Alessandri non convince gli inquirenti sia per capire, come scrive il gip Tiziana Gueli nella convalida del fermo della 44enne di Gorlago, «se altri siano coinvolti». Che il lavoro degli investigatori non si sia interrotto dopo la confessione della Alessandri lo conferma anche il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, il colonnello Paolo Storoni. «Proseguono i sopralluoghi dentro il box di via San Rocco, il luogo dove si è consumato il delitto – spiega – Serviranno per fare luce sulla dinamica del fatto così come ce l’ha ricostruito Chiara Alessandri».

La donna è in carcere a Brescia da domenica mattina e nelle prossime ore potrebbe ricevere la visita dell’anziana madre. Agli inquirenti, negando il movente passionale, ha raccontato di essere stata aggredita da Stefania Crotti che portata nel garage con un inganno si è trovata davanti agli occhi la donna che nei mesi scorsi aveva avuto una relazione con suo marito. «Stefania mi ha detto che con me non voleva parlare – aveva raccontato al pm Teodoro Catananti nel corso del primo interrogatorio – Poi ha afferrato il martello e mi ha colpito. Ho cercato di difendermi e ho preso una botta sul gomito. Poi l’ho spinta, lei ha battuto la testa contro uno spigolo della porta della lavanderia, è caduta e ha iniziato a perdere sangue».Una ricostruzione a cui gli inquirenti non credono e non suffragata da prove scientifiche. «Sulla porta del ripostiglio e su quella della lavanderia non sono stati riscontrati segni di ammaccature riconducibili a un impatto violento».

Chiara Alessandri dopo avere ripulito la stanza con la candeggina ha raccontato di avere trasportato il cadavere da Gorlago alle campagne di Erbusco, nel Bresciano, e di averlo abbandonato lì coperto da indumenti. «Poi sono tornata a Gorlago», ha raccontato escludendo di avere dato fuoco al corpo di Stefania Crotti ritrovato carbonizzato 24 ore dopo. Ancora non è chiaro se Stefania fosse ancora viva quando è stata trasportata a Erbusco. «Solo l’autopsia lo chiarirà – ribadisce il colonnello Storoni – Se gli esami eseguiti a Brescia dimostreranno la presenza di fumo nei polmoni della vittima significa che Stefania era viva quando il suo corpo è stato dato alle fiamme».

Per avere una risposta, e capire se l’indagine resterà a Brescia o passerà alla procura di Bergamo per competenza territoriale, serviranno ancora alcuni giorni. Nel frattempo i carabinieri dovrebbero risentire anche Angelo Pezzotta, l’imprenditore con cui Chiara Alessandri avrebbe avuto una relazione e che inconsapevolmente ha partecipato al piano diabolico della 44enne portandole bendata nel garage Stefania Crotti. L’uomo sin dal giorno successivo alla scomparsa della donna aveva raccontato ai carabinieri di averla accompagnata così come le aveva chiesto la Alessandri. «Mi aveva detto che voleva fare una sorpresa a una coppia», aveva spiegato ai militari che pur ritenendo attendibile il suo racconto vogliono fare luce su alcuni dettagli forniti.