Omicidio Colleoni: tra padre e figlio altre liti

Da quando il giovane era tornato in Italia, molte le discussioni sul ristorante. Oggi Francesco sarà interrogato per chiarire la dinamica dell’aggressione

I carabinieri sul luogo dell’omicidio a Dalmine

I carabinieri sul luogo dell’omicidio a Dalmine

Dalmine (Bergamo), 5 gennaio 2021 - Già in passato tra Franco Colleoni, 68 anni, e il figlio Francesco, 34 anni, in carcere per omicidio volontario, c’erano stati motivi di screzio, a conferma che i rapporti tra i due erano difficili. Litigi anche per piccoli motivi, e comunque legati al ristorante “Il Carroccio“. Assieme, infatti, condividevano anche il lavoro: il padre nella gestione, e Francesco in cucina, una passione coltivata anche con la frequenza dell’Istituto alberghiero di San Pellegrino Terme. Poi alcune esperienze all’estero per approfondire il mestiere (in Brasile, Germania e in Australia), e il ritorno a casa, tornando ad occupare il suo posto al “Carroccio“, attività che il padre aveva aperto nel 1994. 

Una trattoria tradizionale, tappezzata con i simboli leghisti, a conferma del passato politico di Colleoni, assessore provinciale prima e segretario provinciale della Lega Nord poi. Francesco dal suo rientro aveva introdotto qualche novità, come l’asporto, molto prima che a causa della pandemia diventasse l’unica via per i ristoranti di tenere accesi i fornelli. Lavoro e casa, tutto lì nella cascina ristrutturata. Oltre alla vittima, abitava l’ex moglie Tiziana Ferrari, e appunto Francesco. L’altro figlio di Colleoni, Federico, 43 anni, vive in un’altra ala.

Dal 23 dicembre il ristorante era chiuso: solo asporto. Avrebbe dovuto riaprire il 7 gennaio. Anche la chiusura forzata e la crisi provocata dalla pandemia, potrebbe aver acuito i contrasti tra padre e figlio sulla gestione del locale. E bastava davvero poco, un motivo anche banale, per discutere. Anche per i lampioncini in giardino che non erano a loro posto.

Con questo clima si arriva a sabato mattina, il giorno del delitto. Padre e figlio si scontrano, discutono animatamente. Franco Colleoni, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe colpito il figlio con schiaffi. Il 34enne ha reagito e lo avrebbe aggredito spingendolo a terra. E dopo la caduta gli avrebbe sbattuto la testa su una pietra che delimita il giardino. Una ricostruzione fatta anche grazie alle parziali ammissioni di Francesco, assistito dall’avvocato Pasquale Silvestro, rese davanti al pm Fabrizio Gaverini

Cos’è avvenuto dopo è ancora un fase di accertamento, perché il giovane ha dichiarato di non ricordare, una sorta di black out, un vuoto temporale che occorre riempire. A scoprire il cadavere è stata l’ex moglie, al rientro a casa dopo aver fatto le spese. Il corpo di Colleoni era in fondo al viottolo d’ingresso, all’altezza della porta del ristorante che si affaccia sul giardino. A proposito dei vuoti di memoria, questa mattina Francesco Colleoni sarà interrogato dal Gip. Un’opportunità per aggiungere altri tasselli al mosaico. Così come altri elementi utili potranno arrivare dall’autopsia, in programma dopo l’Epifania al Papa Giovanni XXIII. 

Le altre piste . Sin da subito agli investigatori - i carabinieri di Treviglio e i colleghi del Nucleo investigativo di Bergamo - l’ipotesi della rapina finita in tragedia o del furto finito male non era parsa convincente. A partire la messinscena, orchestrata da Fransceco dopo l’omicidio. Avrebbe messo a soqquadro l’appartamento aprendo cassetti dove si trovavano oggetti di valore e l’ armadio. Anche la cassaforte era aperta, ma lo era sempre, perché vuota.

Nel giardino inoltre ci sono le cucce dei cani, due San Bernardo e un meticcio. Se avessero avvertito la presenza di estranei avrebbero abbaiato svegliando i proprietari e anche i vicini (via Sertorio è una zona tranquilla, con villette una attaccata all’altra). Certo, i ladri avrebbero potuto anche gettare in pasto le polpette avvelenate per mettere fuori uso i cani, ma chi ha agito sapeva come muoversi. Restava da approfondire il rapporto con i dipendenti, ma dalle loro dichiarazioni non è emerso nulla, tranne che confermare i dissidi tra padre e figlio. Ecco che allora il cerchio si è stretto al nucleo famigliare, con un epilogo che nessuno in via Sertorio si poteva immaginare.