Uomo trovato carbonizzato ad Albino: vent’anni per Ivan l’ucraino

L’aggravante: la vittima ancora viva mentre bruciava

Il luogo del ritrovamento della vettura data alle fiamme (De Pascale)

Il luogo del ritrovamento della vettura data alle fiamme (De Pascale)

Albino, 12 luglio 2018 - Venti anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, quattro anni in più di quelli chiesti dal pm Antonio Pansa. Si è concluso in questo modo ieri pomeriggio il processo contro Ivan Hromei, ucraino di 28 anni, accusato di aver ucciso il connazionale Vasyl Nykolyuk, 32 anni, trovato carbonizzato l’11 ottobre 2015 nella sua auto, una Opel Vectra, nei boschi sopra Albino, ammazzato per via di un debito di poche centinaia di euro. Il 32enne è stato giudicato con l’abbreviato, beneficiando in questo modo dello sconto di un terzo sulla pena finale. Il giudice ha anche condannato l’imputato a pagare una provvisionale di 100mila euro a favore della moglie e del figlio della vittima (50mila euro a testa). Il difensore di Hromei, l’avvocato Marco Franco, aveva invece chiesto l’assoluzione del suo assistito, estradato pochi mesi fa dalla Russia, dove si era rifugiato subito dopo il delitto (era stato arrestato a Mosca il 27 luglio 2016). Hromei ha sempre scaricato la responsabilità dell’omicidio sul coindagato, Vasyl Bilohan, ucraino di 25 anni, detto “il piccolo”, indagato a piede libero: arrestato in Russia il 26 maggio 2016, era stato poi scarcerato per decorrenza dei termini a causa delle lungaggini per l’estradizione e deve ancora essere processato.

Secondo le accuse, vittima e assassini avevano trascorso insieme la serata in una discoteca, poi avevano raggiunto Stezzano, dove Bilohan abitava. Lì era scoppiata una lite e Nykolyuk era stato picchiato fino a perdere i sensi. A quel punto i due lo avevano portato fino ad Albino e lì, lasciandolo ancora vivo nell’auto, avevano appiccato il fuoco alla vettura (da qui l’aggravante della crudeltà). Ben diversa la versione di Hromei. «E’ stato Bilohan a picchiare Vasyl con una mazza, era una furia e io non potevo fare nulla. Mi ordinò persino di filmare il pestaggio e di mandare il filmato in Ucraina».