Bergamo, uccise carabiniere in Città Alta: la Procura chiede l’estradizione

Narciso Manenti da quarant'anni vive in Francia. Dopo l’arresto avvenuto in Bolivia di Cesare Battisti, si riaccendono i riflettori sul quel drammatico fatto di sangue

Narciso Manenti

Narciso Manenti.

Bergamo, 15 gennaio 2019 - E' una pafina ancora aperta degli Anni di piombo. Gli anni del terrorismo, rosso e nero, e la scoperta che l’eversione aveva messo radici anche qui. Nel 1981 al carcere di via Gleno, iniziava il “processone” con 140 imputati, più numerosi latitanti. Tra questi anche Narciso Manenti, 62 anni, originario di Telgate (ma aveva abitato con i genitori in città), fuggito in Francia (vive a Chalette Sur Loing Centre, nella Loira) dopo la condanna in via definitiva all’ergastolo perché ritenuto uno degli autori materiali dell’omicidio dell’appuntato dei carabinieri, Giuseppe Gurrieri, avvenuto in Città Alta la sera del 13 marzo 1979: sono trascorsi già quarantanni. Ora, dopo l’arresto avvenuto in Bolivia di Cesare Battisti, si riaccendono i riflettori sul quel drammatico fatto di sangue.

Il deputato della Lega, Daniele Belotti, ha già fatto sapere che presenterà una mozione per "sollecitare con determinazione l’estradizione di oltre 50 latitanti, tra cui Manenti". Ma su questo fronte anche la procura di Bergamo (grazie anche al lavoro svolto dall’ufficio esecuzioni penali, che con l’arrivo del procuratore capo Mapelli ha avuto una accelerata) ha già provveduto a far richiesta di estradizione del terrorista. Il 21 novembre del 2017 il pm Gianluigi Dettori ha inviato la richiesta di estradizione al suo corrispettivo in Francia. In modo diretto, grazie al trattato di Schengen. L’Interpol italiana ha inviato le carte ai colleghi d’Oltralpe, e nel mese di novembre 2018 i poliziotti francesi hanno chiesto nuovi documenti, segno che si stanno interessando al caso, anche perché nel frattempo la legislatura francese in tema di condanna in contumacia è cambiata. La prima richiesta di estradizione risale agli anni ’90 , mentre la sentenza definitiva dell’ergastolo è dell’83. Manenti faceva parte della cellula enominata Nuclei armati per il contropotere territoriale operante a Bergamo dall’estate ‘78 alla primavera ’79.