Nuovi esami dell’autopsia virtuale che darà un volto ad Ankhekhonsu

Dopo la Tac di giugno, la mummia egizia del Museo di Città Alta viene sottoposta a laparoscopia

Fa capo all’Humanitas di Milano il team che studierà le bende e il cranio esposto

Fa capo all’Humanitas di Milano il team che studierà le bende e il cranio esposto

Bergamo - Dopo la Tac di giugno al Policlinico di Milano, Ankhekhonsu, la mummia egizia del Museo archeologico di Città Alta, sarà sottoposta a una laparoscopia. L’obiettivo è definirne la datazione, anche per capire se quello che la custodisce è davvero il sarcofago originario. L’esame sarà effettuato oggi e permetterà di vedere dentro la mummia, effettuare filmati e scattare fotografie, fare prelievi delle ossa, delle bende e di altro materiale organico. Oltre alla datazione, il Museo punta a scoprire quali sostanze siano state usate durante la mummificazione e come mai il corpo si sia decomposto e trasformato in scheletro.

«Si tratta di un esame che raramente viene eseguito sulle mummie, proprio perché le bende avvolgono completamente il corpo e impediscono l’entrata dello strumento — spiegano da Palazzo Frizzoni — Nel caso di Ankhekhonsu, le bende smosse e il cranio esposto e non in connessione anatomica, permettono di effettuare questo esame senza mettere a rischio il reperto". A occuparsi di questo nuovo esame sarà Alessandro Bulfoni, responsabile di Ostetricia e ginecologia dell’Humanitas di Milano. I prelievi per le analisi chimiche e fisiche saranno effettuati in collaborazione con il team del Mummy Project, in particolare con Chantal Milani, antropologa forense, Francesca Motta, osteoarcheologa, Luigi Bonizzi e Alessio Soggiu, entrambi docenti del Dipartimento di acienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche dell’Università di Milano, e Marco Nicola, dottore di ricerca del Dipartimento di chimica all’Università degli studi di Torino e direttore di Adamantio, Science in Conservation. Il progetto “Una mummia da salvare“ prevede dunque analisi chimiche e fisiche finalizzate a ricostruirne la storia e l’identità. Ma è prevista anche la ricostruzione forense del volto, che restituirà alla mummia le sue sembianze permettendo a studiosi e appassionati di vederne la fisionomia.

Scopo finale, garantire l’eternità alla mummia e rendere fruibile il reperto per gli anni a venire. In collaborazione con il Museo archeologico e il Comune di Bergamo, il progetto è ideato dal Mummy Project e sostenuto dalla Fondazione comunità bergamasca, da GP Batteries, Bps, Karl Storz Endoscopia Italia, Bps consulenza e servizi per l’ambiente, Agenzia funebre Regazzi di Calusco d’Adda.