Morta dopo 13 anni di coma: si riapre il caso di Antonella Giua

Fu somministrato gas sbagliato in sala operatoria

Antonella Giua

Antonella Giua

Bergamo, 16 novembre 2016 - Si riapre il caso di Antonella Giua, la donna morta il 2 settembre 2013 all’età di 40 anni, dopo 13 anni di coma dovuto a un intervento di raschiamento effettuato ai vecchi Ospedali Riuniti di Bergamo il 14 marzo 2000, una ventina di giorni dopo aver partorito il figlio: per un errore aveva respirato protossido di azoto invece della giusta miscela di questo gas con ossigeno, finendo così in coma vegetativo.

La vicenda ha già avuto una strascico giudiziario nel 2004, con la condanna in primo grado, per lesioni colpose gravissime, dell’allora primario di Anestesia Giuseppe Ricucci (200 euro di multa), dell’anestesista Roberto D’Amicantonio (22 mesi con pena sospesa) e dell’ingegnere Alberico Casati, all’epoca responsabile della manutenzione delle apparecchiature dell’ospedale di Bergamo (300 euro di ammenda). Nel 2010, però, il processo di primo grado era finito in prescrizione prima di arrivare in appello e gli imputati erano stati prosciolti. Ma dopo la morte di Antonella Giua, il pm Carmen Pugliese aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo e aveva iscritto nel registro degli indagati l’ex primario, l’ex anestesista e l’ingegnere, che sono finiti davanti al gup Bianca Maria Bianchi.

Il 14 giugno scorso i difensori dei tre, gli avvocati Roberto Bruni, Mauro Angarano e Marco Pievani, avevano sollevato l’eccezione - molto tecnica - del cosiddetto “ne bis in idem”: vale a dire nessuno può essere giudicato per lo stesso reato due volte e in questo caso, per i legali, condanna già c’è stata. La morte della donna, e quindi la successiva accusa di omicidio colposo, era un aggravamento della prima, già giudicata, e non una nuova contestazione.

Ieri il gup Bianca Maria Bianchi ha respinto l’eccezione, citando una recente sentenza della Corte Costituzionale su un caso simile. Di fatto stabilendo che, contrariamente a quanto affermato dalla difesa, si può essere processati due volte per lo stesso reato. Il 22 novembre, quindi, inizierà la discussione dei giudizi abbreviati (sconto di un terzo sulla pena finale, in caso di condanna), chiesti dai legali di Ricucci e D’Amicantonio, e l’eventuale rinvio a giudizio di Casati che, invece, non ha chiesto il giudizio con riti alternativi.