Morta bruciata in un letto dell'ospedale di Bergamo, si attende la verità su Elena

L’inchiesta della pm Ruggeri è ancora aperta, giovedì il ricordo delle associazioni dei malati

Elena insieme alla madre India

Elena insieme alla madre India

Bergamo, 10 agosto 2020 - Il 13 agosto 2019 Elena Casetto, ragazza brasiliana di 19 anni, moriva carbonizzata in un letto del reparto di psichiatria dell’ospedale papa Giovanni XXIII di Bergamo. A distanza di un anno le indagini sull’accaduto condotte dal pm Letizia Ruggeri non sono ancora giunte a una conclusione, resta l’attesa per l’esito delle perizie che sono state svolte per valutare l’idoneità dei materiali usati nella stanza e dei sistemi di sicurezza.

La giovane morì per l’incendio che lei stesso aveva probabilmente innescato con un accendino (mai trovato, forse colato tra le fiamme) che era rimasto a sua disposzione nonostante i controlli. Resta il fatto che spente le fiamme la giovane, arrivata in ospedale cinque giorni prima della sua tragica fine, venne trovata priva di vita con una caviglia ancora legata alla sbarra del letto. Elemento che ha riportato all’attenzione il tema della “contenzione” nei presidi psichiatrici.

Per questo giovedì alle ore 10 il Forum Associazioni Salute Mentale proporrà un momento di ritrovo – simbolico e silenzioso – all’ingresso dell’ospedale. Niente slogan urlai, ma la distribuzione di un documento “13 agosto 2020. Per non dimenticare”, per ricordare Elena e sollecitare le istituzioni a rispondere alle richieste di abolire la contenzione nelle strutture sociosanitarie.