Bergamo, le nonne mondine: "Che vita nelle risaie"

Nel docufilm che verrà presentato a Mozzanica le testimonianze di quattro donne al lavoro negli anni Cinquanta nel Vercellese

Savina Delfini, una delle mondine

Savina Delfini, una delle mondine

Mozzanica -  Stasera (alle 21), nella piazza di Mozzanica, si proietta un film documentario realizzato in memoria del lavoro delle mondine, le celebri lavoratrici nei campi di riso, quattro delle quali sono del paese e si sono prestate a diventare attrici raccontando la loro esperienza. Il documentario - 45 minuti intensi fra interviste e immagini di quel lavoro negli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso, con il contributo di a Veronica Pisoni e Laura Ghilardi - è opera di quattro amici, tutti di Mozzanica, appassionati di storia e di tradizioni locali, già autori di altri diciotto documentari: interpellati sulle finalità del loro impegno sulle nonne-ex mondine hanno risposto: "Siamo i primi ad emozionarci".

In effetti l’emozione è stata grande soprattutto fra le protagoniste le quali, quando sono state richieste di partecipare al video-film, hanno risposto in dialetto bergamasco: "Ma no, me dise cusè?",ovvero non sapevano cosa e come raccontare. Non appena convinte, hanno dato il meglio della interpretazione. Le quattro nonne-attrici sono Paola Bianchi, Giulia Minuti, Savina Delfini e Antonietta Foppa, in età fra gli 85 e i 90 anni. Hanno raccontato i loro ricordi, ciascuna per un’ora e mezza, poi è toccato agli autori e montatori del film ridurre il tutto e farne un racconto veloce e agile. Sono emerse memorie di duro lavoro nella zona piemontese di Livorno Ferraris, un paese di 170 abitanti in provincia di Vercelli, dove sono state effettuate riprese e dove oggi è aperto una sorta di museo su quegli anni.

Paolo Ghilardi, 36 anni, ingegnere, grande passione per la storia locale, ideatore della iniziativa - con il quale hanno operato sua sorella Laura, Veronica Pisoni e Fabio Ferri (quest’ultimo con esperienza lavorativa a SkyTG 24) – riferisce di aspetti curiosi raccolti nelle interviste : "Ecco una delle chicche nel nostro film titolato “Nella risaia“. Per esempio, alla sera le nostre mondine bergamasche recitavano il Rosario mentre quelle emiliane cantavano “Bandiera Rossa“, una sorta di contrasto tra don Camillo e Peppone. Non solo, le nostre mondine le chiamavano "cùl dè lega’", poiché sempre sedute sulle panche a pregare". Ghilardi dice che la finalità del film consiste nel "valorizzare quella esperienza e quel periodo lontano da casa e trascorso appunto nella risaia, con i piedi permanentemente nell’acqua, così che queste memorie restino vive per sempre nel nostro paese e nel territorio".

Nel racconto - basato anche sulle ricerche presenti nei libri di Adriano Carpani, storiografo di Mozzanica - si rivivono non solo le ore di lavoro faticoso nelle risaie, ma anche quelle dello svago, della vita nel dormitorio nella “Tenuta della Colombara“, dell’arrivo del pane dall’ex panettiere Mario Donato (intervistato a Livorno Ferraris come anche Piero Rondolino).