Molestie sessuali, patrigno condannato a 2 anni e 8 mesi

La ragazza, all’epoca 14enne, all’inizio non fu creduta. Disposta anche provvisionale

Una prima volta, un paio di anni fa, non fu creduta e il fascicolo venne archiviato. Le sue parole non bastarono per incastrare il patrigno per molestie sessuali. All’epoca dei fatti avvenuti in un paese della Bassa Bergamasca, aveva 14 anni. Ma lei ha sempre creduto nella giustizia. In udienza preliminare il patrigno è stato condannato a 2 anni e otto mesi (lui ora è senza misure). L’uomo, un quarantenne, difeso dall’avvocato Marco Gregis, dovrà risarcire con una provvisionale di 15mila euro. La vittima, assistita dall’avvocato Emilio Tanfulla, si trova in una comunità protetta dove sta cercando di mettersi alle spalle questa brutta storia. Per incastrare il patrigno aveva fotografato gli abusi, un rapporto orale subìto sul divano di casa, finito nella sua denuncia.

Dopo si era nascosta in bagno e con dei cotton fioc aveva prelevato la saliva dalle sue parti intime per avere un’ulteriore prova, muovendosi come un abile investigatore. Nella denuncia aveva spiegato di averlo fatto per essere creduta e riabilitarsi. Eppure la prima volta era stata chiesta l’archiviazione anche alla luce di una consulenza neuropsichiatrica. Maria era stata descritta istrionica, con atteggiamento esibizionistico, e questo aveva minato la sua credibilità. La stessa consulenza finita negli atti del nuovo fascicolo del pm Dettori era stata citata dal gip per respingere la richiesta di arresto: il quadro indiziario non era solido. A non convincere, il fatto che dopo l’abuso la ragazzina aveva chiesto al patrigno di accompagnarla da un’amica. Lei, però, aveva spiegato di avergli detto una bugia perché aveva bisogno di un passaggio. Con l’amica era andata dai carabinieri. Al Riesame il patrigno aveva rinunciato a fornire la sua versione dei fatti. Aveva impugnato la decisione del carcere in Cassazione, perdendo. F.D.