Insulti, schiaffi e vessazioni ai disabili. In cella badante della casa-famiglia

Bergamo, donna di 55 anni incastrata dalle microspie dei carabinieri

Carabinieri in azione

Carabinieri in azione

Piazza Brembana (Bergamo), 2 dicembre 2017 - «Sei schifosa» e «tu sei uno scemo». Poi schiaffi, punizioni e violenze psicologiche. La donna e l’uomo, affetti da sindrome di down, che avrebbe dovuto accudire con amore erano invece l’oggetto delle sue vessazioni. Per questo una badante di 55 anni è finita in cella, inchiodata alle sue responsabilità dai microfoni e dalle telecamere in miniatura piazzati dai carabinieri dentro un appartamento di Piazza Brembana, nella Bergamasca. La casa che il padre della disabile di 48 anni aveva ceduto alla “Cooperativa della famiglia”, estranea ai fatti, perché anche senza di lui la figlia potesse avere un futuro senza angosce, dentro la sua stessa abitazione, fra le sue cose e le sue abitudini.

E invece quelle quattro mura sono diventate il luogo delle tremende vessazioni cui i militari hanno messo fine. Oltre alla donna portatrice di handicap, nella struttura di accoglienza vive anche un uomo di 50 anni, pure lui affetto da sindrome di down. Anche su di lui la badante riversava la propria rabbia. Ai loro bisogni avrebbe dovuto far fronte la donna finita in carcere, residente nella zona, ma di fatto domiciliata dentro l’appartamento dove si scatenava la sua violenza. Le immagini sono impietose: nel filmato si vede la badante che inveisce contro i due disabili con frasi pesanti.

«Sei troppo scema», rivolgendosi alla 48enne, oppure «Sei schifosa come una bestia», mentre l’uomo veniva apostrofato come «uno stupido, non riesco a credere che sei così deficiente». E se non erano insulti erano botte, schiaffi, oppure violenze psicologiche. Un comportamento non consono al ruolo che ricopriva. E in alcuni casi, quando ad esempio non pulivano bene i piatti della cucina, li costringeva a rimanere seduti per ore al buio, oppure al silenzio. In preda alla paura.

Immagini forti, sufficienti per il pm della Procura di Bergamo Carmen Santoro, che si è occupata della vicenda, per chiedere l’arresto della badante. A far scattare le indagini, iniziate ai primi di novembre, è stato il fratello della 48enne. Quest’ultima, al culmine delle sofferenze si era sfogata e aveva raccontato quello che le capitava dentro le mura di quella che era pur sempre casa sua. Un racconto da brividi, tant’è che il fratello si è rivolto immediatamente ai carabinieri della Compagnia di Zogno. I militari, con prudenza, hanno installano nella struttura delle telecamere e dei microfoni, accumulando materiale necessario: sequenze di filmati e trascrizioni di intercettazioni che hanno messo con le spalle al muro la badante. La 55enne, difesa dall’avvocato Stefania Russo si trova adesso nel carcere di via Gleno, a Bergamo.