La piovra sui tir: estorsioni e usura, 13 arresti

In manette nomi noti, tutti riconducibili al processo già in corso per l’agguato incendiario ai mezzi per il trasporto dell’ortofrutta

Sono intervenuti anche i carabinieri (foto d'archivio)

Sono intervenuti anche i carabinieri (foto d'archivio)

Bergamo, 23 aprile 2021 -  Una guerra, quella del trasporto merci (ortofrutta) condotta con metodi ‘ndranghetisti: incendi, agguati, minacce, estorsioni, usura. La fetta di mercato è consistente. Il rogo del 6 dicembre 2015 a 14 camion della Ppb trasporti di Antonio Settembrini, per il quale sono in corso due processi, uno in Assise a Bergamo, non fu l’unico con finalità estorsive che subì la ditta di Seriate. L’azienda, specializzata nel trasporto della frutta, nel febbraio del 2014 era già stata presa di mira con le stesse modalità. Episodio finito al centro dell’operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Bergamo, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Brescia. Sono state arrestate 13 persone, (di cui 7 già detenuti) e 5 finiti ai domiciliari. In carcere (gip Carlo Bianchetti) nomi già circolanti, come Giuseppe Papaleo (imputato nel processo a Bergamo con altri sette), Santo Claudio Papaleo, Martino Tarasi, Salvatore Arena, alias ’caporale’, Antonio Astorino, Pasquale Tibaldi, Antonio Vasapollo e Salvatore Coppa. Ai domiciliari Antonio Settembrini (titolare Ppb) sua moglie Francesca Puglisi, Caterina Gaetano, Salvatore Astorino, Alberto Tarasi. Sono accusati, a vario titolo, di estorsione, usura, detenzione illegale di armi da fuoco, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro e bancarotta fraudolenta. Sequestrati anche quattro immobili a Cutro (a Isola Capo Rizzuto) che erano appartenuti a un esponente di spicco della cosca Grande Aracri, detenuto per illeciti Secondo quanto ricostruito, a organizzare l’agguato della notte tra il 5 e il 6 dicembre 2015 alla Ppb fu Giuseppe Papaleo. L’obiettivo era quello di danneggiare la società seriatese per fare in modo che la Sab Ortofrutta si affidasse a lui e all’azienda della sua compagna, la Mabero Spa di Bolgare. Per tutta risposta, Settembrini si sarebbe rivolto a un gruppo di calabresi legati alla cosca reggina dei Tegano-Stefano, guidato da Carmelo Caminiti (morto da detenuto a settembre) chiedendo loro di minacciare Papaleo. Un copione già visto nel febbraio 2014, emerso ora. Non solo estorsioni: i fermati avevano creato in Bergamasca un sistema di prestiti con tasso usuraio e, in un caso specifico, dopo un prestito elargito a un imprenditore, avevano ottenuto, in maniera sproporzionata rispetto a quanto prestato, la parte di una vendita di un immobile, venduto a un prezzo totalmente fuori mercato.