Mafia e droga, in carcere i fratelli Curinga A settant’anni non rinunciano allo spaccio

CUCCIAGO (Como)

La prima indagine per associazione mafiosa condotta dalla Dda di Milano, in cui emerge la figura di una donna con ruoli di comando, e di altre quattro con condotte pari a quelle degli uomini, ha portato in carcere anche due comaschi. Domenico Curinga, 74 anni e la sorella Francesca, 66 anni, entrambi di Cucciago, con accuse di cessione di droga, ma estranei all’associazione per delinquere. La misura cautelare è stata eseguita ieri a carico di 49 persone, e ruota attorno alla ricostituzione della Locale di ‘ndrangheta di Rho, già finita nell’indagine Infinito del 2010, da parte del promotore, condannato in via definitiva per associazione mafiosa, che ha ormai scontato la pena. I reati contestati, in generale a buona parte degli indagati, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa nonché per il reato di intestazione fittizia di beni.

Da qui emerge la figura di Caterina Giancotti, 45 anni di Rho, ritenuta il braccio destro di Cristian Bandiera, figlio di Gaetano capo della Locale, che "lo sostituisce in una serie di attività, ha sotto di sé due associati ai quali da direttive". È la prima volta che in Lombardia emerge il ruolo operativo e organizzativo di una donna nei clan. I due fratelli Curinga rispondono invece di due cessioni di cocaina che sarebbero avvenute a febbraio e marzo dello scorso anno, alla Giancotti e a Cristian Bandiera: 30 grammi nel primo caso, 200 la volta dopo. Motivo per cui viene contestata l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa. La fornitura dei due etti viene pagata 10mila euro, con un anticipo di 5000. Le due donne – Curinga e Giancotti - si incontrano alla stazione di Carimate per il passaggio dello stupefacente, ma al ritorno la Giancotti viene arrestata in flagranza di reato, simulando un controllo casuale da parte della polizia, e poi messa agli arresti domiciliari. Un arresto che fa insospettire Gaetano Bandiera, accusando di tradimento i Curinga, al punto da minacciare una faida, e pretendendo la restituzione dell’anticipo, per provvedere alle spese legali e al mantenimento. Da quel momento iniziano le trattative tra le due parti. Pa.Pi.