2010-04-10
— TREVIGLIO —
GLI ORGANIZZATORI promettono convegni, mostre, dibattiti e, soprattutto, «niente nudità al vento e balli osceni». Ma Treviglio, da giorni, è in fibrillazione e le polemiche si sprecano, con la città spaccata in due tra favorevoli e contrari: a portare scompiglio nei bar e tra la gente, infatti, è stata la notizia che, tra il 27 giugno e il 3 luglio, la città della Bassa ospiterà un’intera settimana dedicata al Gay Pride, la manifestazione promossa ogni anno dal movimento Glbt per rivendicare i diritti di omosessuali, lesbiche e transessuali e denunciare le troppe discriminazioni ancora esistenti a livello sociale e legislativo. La scelta di concentrare nella seconda cittadina della provincia di Bergamo le iniziative che coinvolgeranno tutto il Nord Italia non è stata, in verità, casuale: nello scorso ottobre, infatti, un servizio giornalistico mandato in onda dalla trasmissione televisiva di Mediaset “Domenica Cinque”, condotta da Barbara d’Urso, aveva messo in evidenza, attraverso riprese realizzate con una candid camera, alcuni atteggiamenti omofobi da parte delle persone intervistate.

I PRIMI a prendere le distanze dal ritratto peraltro un po’ caricaturale emerso dal servizio erano stati, tuttavia, proprio alcuni omosessuali residenti nella Bassa. E anche Stefano Aresi, portavoce del Treviglio Pride 2010 – come è stata ribattezzata la manifestazione organizzata da Agedo (Associazione genitori e amici di omosessuali), Milk Milano (Circolo di cultura omosessuale “Harvey Milk”), Bergamo contro l’omofobia e Arcilesbica Bergamo – preferisce usare toni pacati: «Qui siamo presenti da alcuni anni – dichiara – e tra la gente abbiamo riscontrato uno spirito di disponibilità. Non siamo di certo in un paradiso e il reportage televisivo ha restituito un’immagine che c’è da augurarsi non corrisponda alla realtà. Noi, comunque, siamo disponibili a lavorare per aiutare Treviglio ad aprire ulteriormente la propria mentalità alla scoperta della bellezza e della ricchezza della diversità». Per questo il Treviglio Pride 2010 si annuncia, in primo luogo, come un evento che, cadenzato lungo un’intera settimana, sarà aperto alle famiglie, persino ai bambini, «proprio perché – puntualizza Aresi – il nostro obiettivo primario è quello di sfatare vecchi pregiudizi, abbattere gli stereotipi, avvicinarci agli altri senza nascondere la nostra identità, nel solco della storia della liberazione del mondo gay, lesbico e transessuale cominciata 41 anni fa e grazie alla quale, in molti casi, tanti come noi sono riusciti a creare angoli di mondo più giusti ed equi».
E il Comune? Per ora l’amministrazione guidata dal sindaco pidiessino Ariella Borghi, ha preferito non prendere posizioni ufficiali. Fonti vicine alla giunta, tuttavia, parlano di una certa “preoccupazione” che non si sarebbe comunque tradotta in atti concreti finalizzati a bloccare l’iniziativa. Piuttosto, l’orientamento sarebbe quello di convincere i promotori ad utilizzare una denominazione diversa rispetto a quella tradizionale di “Gay Pride”, che peraltro sarà regolarmente adoperata nelle manifestazioni nazionali a Napoli e in Sicilia. «Noi tuttavia – insistono gli organizzatori – abbiamo già preso i nostri provvedimenti: la sfilata finale, infatti, sarà accompagnata da un regolamento che vieterà nudità o balletti osceni. Il nostro scopo è quello di aprire una finestra di dialogo non creare occasioni di strumentalizzazione».
Maurizio Nobili