2010-02-10
— BERGAMO —
È MORTO nella serata di lunedì all’ospedale San Gerardo di Monza Stefano Mangili, 45 anni, lo scialpinista bergamasco che domenica era stato travolto da una valanga a Oltre il Colle, in Valle Serina. L’uomo, che risiedeva a Bergamo, in via Fara, in Città Alta, insieme alla moglie Miriam e a due figli, Luca di 13 anni, e Tommaso di 10, al momento della disgrazia si trovava sul Monte Grem in compagnia di alcuni amici, con i quali era solito organizzare delle uscite domenicali sulla neve.
I soccorritori l’avevano trovato un paio d’ore dopo l’incidente, incosciente e in stato di ipotermia, circa 400 metri a valle, rispetto a dove lo aveva investito la slavina. Un elicottero del 118 lo aveva trasportato d’urgenza all’ospedale di Monza, ricoverato in condizioni disperate nel reparto di Terapia Intensiva Cardiochirurgica. Le sue condizioni si sono aggravate a causa di una emorragia interna, fino al decesso avvenuto lunedì sera.

LA NOTIZIA della morte di Stefano Mangili è arrivata come un fulmine a ciel sereno e ha scosso gli amici dell’oratorio del Seminarino, che la signora Miriam e i figli frequentavano assiduamente, e dove spesso si faceva vedere anche Stefano, per accompagnare i ragazzi e fermarsi per un saluto. Mangili era un grande appassionato di sport e soprattutto di montagna, oltre che di fotografia: in inverno andava sugli sci, in estate in bicicletta oppure di corsa lungo strade e sentieri delle montagne bergamasche (in passato era stato anche istruttore del Cai). «Era una persona molto dinamica, espansiva e simpatica - ricorda un amico -. Era sempre allegro e con una grande voglia di vivere. La sua famiglia, però, era la cosa più importante. La moglie e i figli, che adorava, venivano prima di tutto». «Sul lavoro era una persona eccezionale», rivela un collega della Mediamarket di Curno, l’azienda dove Stefano Mangili era dirigente. M.A.