L’ex assessore Piccinelli a processo per corruzione: "Sono cascato dalle nuvole"

L’accusa: avvrebbe intascato 275mila euro per sbloccare i piani regolatori di Foppolo

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A chiamarlo in causa sono stati i fratelli Boccolini, Maria Cristina e Fulvio, commercialisti, che in altro procedimento hanno patteggiato. Sono stati loro a fare il nome dell’ingegnere Enrico Piccinelli (foto), ex assessore provinciale all’Urbanistica (2009-2014) ed ex senatore di Forza Italia (2013-2018) a processo per corruzione. Secondo l’accusa avrebbe intascato 275mila euro per sbloccare i piani regolatori di Foppolo e Valleve nel 2014, quando era assessore provinciale all’Urbanistica. L’obiettivo era ottenere una serie di varianti sul Pgt, mai entrate in vigore. Ma resta da capire come mai i due fratelli insistono ad accusare Piccinelli. Alle domande delle pm Silvia Marchina e Carmen Santoro, Piccinelli, assistito dall’avvocato Angarano, ha ricordato di come ha conosciuto i Boccolini: "Con Cristina ci conosciamo dai tempi delle elementari. Poi l’ho ritrovata, con il fratello, al congresso di Forza Italia del 2004". Il presunto scambio di tangenti sarebbe avvenuto nello studio che i fratelli commercialisti avevano in via San Francesco, a Bergamo, dove Piccinelli aveva in comodato d’uso gratuito una stanza. "Ci sono andato dal 2015... Mi serviva un luogo dove incontrare le persone a livello politico. Con Berera i rapporti erano solo di tipo istituzionale. Mai parlato con lui del Pgt di Foppolo". Vero che i Boccolini la contattarono per il Pgt di Foppolo: "A marzo 2014 mi dissero che il sindaco Berera era arrabbiatissimo con me, perché io bloccavo il suo piano per ragioni politiche. Ho poi saputo che avevano partecipato agli incontri tecnici e che erano al corrente delle criticità che aveva il progetto. I soldi? Non c’è nessuna logica". Ma allora perché quelle accuse infamanti? "Dovreste chiedere ai Boccolini. Sono cascato dalle nuvole anch’io, avranno usato il mio nome per prendere i soldi". Si torna in aula il 7 marzo. f.d.