Le cosche calabresi nel business dei rifiuti

Anche in provincia la ’ndrangheta ha sostituito la camorra nella gestione dei traffici illeciti

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Anche nella Bergamasca da tempo la ‘ndrangheta ha sostituito quella camorra che, negli anni Ottanta, aveva inventato il business delle ecomafie. E’ quanto emerge dall’ultimo report Ecomafie di Legambiente, relativo al 2020 (in attesa di riepilogare le cifre del 2021), basato su dati forniti da Procure e forze dell’ordine.

E stando al dossier non sono numeri banali, quelli relativi alla provincia orobica, dove, in media, si è verificato un reato ambientale ogni due giorni, tra violazioni legate alla filiera del cemento, discariche abusive, reati contro la fauna. Nell’anno caratterizzato dalla pandemia, il territorio bergamasco ha contato 170 reati, con 163 persone denunciate e 48 sequestri. E’ soprattutto il ciclo dei rifiuti il settore in cui si concentrano gli illeciti più visibili e pericolosi, ma anche gli affari sporchi più redditizi.

Guardando solo a questo specifico segmento della criminalità ambientale, nella Bergamasca nel 2020 sono stati censiti 61 reati connessi al ciclo dei rifiuti, con 68 persone denunciate. Dietro a queste vicende ci sono piccoli imprenditori che valicano saltuariamente - e a volte inconsapevolmente - il limite della legge; aziende che adottano l’illecito ambientale come strategia d’impresa per contenere i costi, oppure i più ramificati tentacoli della criminalità organizzata.

Non a caso, come si evince dall’ultima relazione annuale della Direzione nazionale antimafia (Dna), proprio con riferimento al distretto giudiziario di Brescia, che comprende anche la Bergamasca, numerose indagini e processi hanno riguardato il traffico di rifiuti, di diverso tipo: rottami metallici, end of waste, fanghi di depurazione.

I magistrati antimafia cristallizano tre reati più gravi: l’incendio dei capannoni dove vengono stoccate tonnellate di rifiuti in totale difformità con l’autorizzazione rilasciata all’azienda; il trattamento di rifiuti speciali in difformità alle prescrizioni; oppure le fittizie operazioni di trattamento.

Insomma, gli ecocriminali traggono profitto senza rispetto dell’ambiente e lo fanno anche a danno di quelle aziende che invece rispettano la legge e propongono modelli innovativi. L’ultima inchiesta con proiezioni anche bergamasche risale al febbraio 2021, l’operazione “Cardine-Metal Money“ della Dda di Milano. Un’intricata vicenda in cui esponenti dei clan calabresi avevano avviato un traffico illecito di rifiuti, con frodi fiscali ed estorsioni a far da contorno.

Michele Andreucci