Insulti e minacce negli allenamenti Il gip: uso sistematico della violenza

Un anno lontano dalle palestre per l’allenatrice di Desenzano: è accusata di maltrattamenti aggravati . In 49 pagine il giudice ha ricostruito il metodo operativo "aggressivo e abusante" di Stefania Fogliata

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CALCINATO (Brescia)

di Beatrice Raspa

"Lucide". "Prive di aporie", "logiche", "dettagliate e coerenti", "limpide e sovrapponibili", con narrazioni che "si corroborano a vicenda". Per il gip Francesca Grassani, che ha emesso l’interdittiva all’insegnamento nelle palestre per un anno nei confronti di Stefania Fogliata, l’allenatrice 30enne di Desenzano nei guai per maltrattamenti aggravati ai danni almeno di otto promesse della ritmica dai 10 ai 14 anni dal 2017 in poi, non c’è dubbio: "la congerie di insulti, minacce, percosse, pressioni psicologiche dirette indirette, gli appellativi evocanti esseri mostruosi (Goblin) o animali dalle forme arrotondate e dalle abitudini alimentari onnivore (maiale) declinate verbalmente e fisicamente per un periodo significativo di tempo, fino al ritiro delle atlete dalla palestra Nemesi, è stato elevato a schema comportamentale tipico...integrando la condotta maltrattante, fondata sull’uso sistematico della violenza fisica e morale, cifra distintiva del trattamento inflitto alle giovani ginnaste che erano state affidate dai genitori a Stefania Fogliata per ragioni di educazione". In 49 pagine il giudice spiega le ragioni che l’hanno spinta a ritenere fondate le accuse mosse dal pm Alessio Bernardi, che con la Mobile ha indagato sollecitato da un esposto depositato lo scorso 2 settembre dalle famiglie di alcune atlete fuggite dall’Accademia di Calcinato e dalle pedane della ginnastica. Ieri la polizia ha perquisito l’abitazione di Fogliata e la palestra, sequestrando materiale informatico e documenti.

"Potrò affrontare una gara a Vienna nei prossimi giorni?" avrebbe chiesto l’indagata agli agenti che le notificavano il divieto a esercitare l’attività nei centri italiani per i prossimi 12 mesi. Una domanda peraltro non peregrina, che non ha ottenuto risposte univoche, giacché il caso dei presunti maltrattamenti nello sport non ha precedenti giurisprudenziali. E l’interdittiva professionale vale solo entro i confini italiani. In ogni caso a carico di Fogliata c’è un "grave quadro indiziario" sostiene il gip, e le esigenze cautelari sono sostenute da un forte rischio di recidiva avendo l’allenatrice "un modus operandi aggressivo e abusante", con disturbi borderline della personalità accertati nel 2014 (dalla Poliambulanza, ma Fogliata aveva interrotto le cure, ndr) non tali tuttavia da inficiarne la capacità di intendere e di volere.