
Infortunio fatale in cantiere. Due avvisi di garanzia in attesa dell’autopsia
Ci sono due indagati per la morte di Alessandro Baggi, 46 anni, di Sorisole, l’operaio deceduto al Papa Giovanni XXIII a 15 giorni dall’incidente sul lavoro. Si tratta del titolare della ditta che aveva preso il lavoro in subappalto e il preposto. Sono assistiti dagli avvocati Tomaso Cortesi e dalla collega Monica Raimondi. Il pm Raffaella Latorraca ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, anche per poter effettuare l’autopsia, la data non è stata ancora fissata. L’esame dovrà far piena luce sulle circostanze dell’incidente e sulle cause che hanno causato la morte del quarantaseienne. Si dovrà poi accertare per quali motivi la bomboletta che l’operaio aveva con sé sarebbe esplosa o se si sia trattato di un malfunzionamento. Sembrava un infortunio di poco conto, tant’è che ci avevano pensato gli stessi colleghi a portare il ferito in ospedale.
L’incidente risale al 4 settembre scorso, siamo a Dossena, nella zona dietro al campo di tamburello. Qui era impegnata in una serie di lavori di trivellazione per contenere movimenti franosi una ditta di Bergamo, che per quell’intervento si era aggiudicata un appalto pubblico. Baggi era tra gli operai sul posto: stando a una prima ricostruzione effettuata dagli investigatori l’operaio si sarebbe calato in un pozzo con una bomboletta per riempire delle fessurazioni, ma quest’ultima sarebbe esplosa rilasciando esalazioni. Baggi sarebbe stato anche colpito al collo e alle braccia ma non avrebbe perso conoscenza: una volta in superficie, è stato accompagnato dai colleghi all’ospedale di San Giovanni Bianco. La situazione non sembrava grave, ma si temeva soprattutto per le esalazioni. I medici avevano deciso il trasferimento al Papa Giovanni XXIII, dove Baggi è deceduto. F.D.