Bergamo, paziente morta nell'incendio all'ospedale: "Ora voglio la verità su Elena"

Il dolore della madre della giovane decduta nel rogo in Psichiatria

Elena insieme alla madre India

Elena insieme alla madre India

Bergamo, 23 agosto 2019 - Vuole la verità. Vuole sapere come è morta sua figlia Elena Casetto. Verità e giustizia. E lo ripete nei post affidati alla sua pagina Facebook, diventata una sorta di diario del dolore. Mamma India, origini brasiliane, non riesce a darsi pace su quanto è accaduto la mattina del 13 agosto nel reparto di psichiatria del Papa Giovanni XXIII, dove Elena era ricoverata dall’8 agosto. «Ho una mia idea, ma ne parlerò al momento opportuno» , taglia corto la madre, che si è rivolta all’avvocato Giuseppe Capeto di Caltagirone. «Ciò che voglio – ribadisce – sono pace e verità per Elena». Lo chiede anche la comunità brasiliana (la giovane, nata a Milano, ha cittadinanza brasiliana).

Frasi sparse, contornate da foto di loro abbracciate, a spasso in città o al centro commerciale, mentre si scattano un selfie, momenti di serena quotidianità. «Quello che io non potevo darti adesso ce l’hai. Mi manchi tantissimo, il nostro amore è eterno. Ci ricorderemo di te felice, piena di gioia e con la certezza che l’amore per il prossimo, la natura, la musica, la poesia, possa farci vivere nella speranza di un mondo migliore», scrive alla figlia. E ancora: «Dove c’è una stella splendente, un uccellino che canta, un fiore che sboccia o un cucciolo che nasce ci sarai tu, la tua forza, la tua bellezza, i tuoi sogni. Questo ci darà la forza di Vivere». Il dolore di una madre. E il ricordo dell’amico brasiliano, Gege Silva. Scriveva poesie, Elena. Aveva vinto anche un premio: «Sognava di studiare filosofia ad Amsterdam o a Londra e dedicarsi alla poesia e alla musica». «Soffriva molto di ansia – ricorda Silva –. L’avevano ricoverata prima a Brescia poi a Bergamo. Lì l’11 agosto, Elena aveva implorato la madre di essere portata a casa dicendole di non essere pazza. Questo messaggio si trova nel cellulare sequestrato dopo la sua morte».

E' in mano agli investigatori che dal 13 agosto stanno cercando di fare piena luce sulla tragedia. Ieri sono arrivati i primi riscontri dall’autopsia disposta dal pm Letizia Ruggeri (titolare del fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti) che poi ha dato il via libera ai funerali, ed effettuata dal medico legale Antonio Osculati. Il decesso è stato provocato dalle esalazioni del monossido di carbonio e dalle ustioni sul corpo su cui sono state trovate anche tracce di un accendino bruciato.

Frammenti ormai sciolti, rinvenuti sulla schiena. Elemento che sembra rafforzare l’ipotesi che possa essere stata Elena ad appiccare l’incendio. La vittima, prima che divampassero le fiamme, aveva dato segni di agitazione e per questo era stata sedata dal personale sanitario e contenuta a letto con appositi lacci. Ma come è finito lì l’accendino? E ancora, resta da chiarire il tipo di materiali all’interno della stanza di Elena, che - di norma - dovrebbe essere ignifugo. E allora come hanno fatto materasso e lenzuola a bruciare così velocemente prima che qualcuno potesse intervenire. Altri chiarimenti porrebbero arrivare dall’esame tossicologico sulla giovane. Attesa anche per l’esito della consulenza dell’ingegner Paolo Panzeri su tutti i campioni repertati dalla polizia scientifica, a cominciare da quelli del materasso e delle lenzuola e del materiale elettrico. Parallelamente è iniziato anche il lavoro della commissione dell’Agenzia di tutela della salute e della Asst Papa Giovanni XXIII, che avrà il compito di analizzare quanto accaduto dal punto di vista organizzativo.