Bergamo, all'ospedale Papa Giovanni replicato l'incendio per capire la tragedia/ FOTO

Una simulazione dei vigili del fuoco per scoprire cos’è successo nella stanza della 19enne morta nel rogo in Psichiatria

Vigili del fuoco all'ospedale di Bergamo

Vigili del fuoco all'ospedale di Bergamo

Bergamo, 27 agosto 2019 - La stanza sarà simile a quella dove il 13 agosto è divampato il rogo in cui ha perso la vita la 19enne Elena Casetto, ricoverata in psichiatria dall’8 agosto. Questa mattina al Papa Giovanni XXIII si è sviluppato un altro incendio - controllato - nello stesso reparto, ancora sotto sequestro. In pratica, in una camera con le stesse condizioni di quella in cui la giovane sedata e contenuta a letto dopo un tentativo di suicidio, il consulente nominato dal pm Letizia Ruggeri, l’ingegnere Paolo Panzeri, con vigili del fuoco, agenti della Squadra mobile della Questura e personale dell’ospedale, hanno cercato di ricreare la stessa situazione del 13 agosto.

A quale scopo? Capire come il rogo abbia ucciso la giovane paziente, devastandone in breve tempo la sua stanza, e per capirlo in tutte le sue complessità occorre riprodurlo. Quindi stessi arredi, stessi materassi e lenzuola, stessa assenza di sprinkler antincendio (che in Psichiatria non ci sono, per evitare che i pazienti possano utilizzarli per farsi del male): per appiccare il fuoco è stato utilizzato un accendino (tracce di un accendino sono state trovate durante l’autopsia sulla diciannovenne, ed è questo l’innesco che si ritiene la ragazza abbia utilizzato nel tentativo di suicidio che poi ha determinato il rogo in cui ha perso la vita).

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Sono state testate, in particolare, la tenuta del materasso e lenzuola che devono essere ignifughi, cioè resistenti al fuoco anche se non immuni. Inoltre, occorre capire ad esempio come le fiamme si siano propagate alla stanza nel giro di pochi minuti. Le finestre dell’ospedale sono sigillate e la porta della camera era chiusa.  Gli infermieri, seguendo un protocollo, devono controllare visivamente i pazienti ogni 15 minuti, e testarne le loro condizioni ogni mezzora. Come si è potuto sviluppare l’incendio in così poco tempo? Nel reparto di psichiatria non ci sono cavi o macchinari in vista, sempre per motivi di sicurezza dei pazienti. E nelle altre camere i tubi sono dietro a una parete. Il calore e le fiamme possono averli intaccati facendo uscire l’ossigeno prima che, a norma, il sistema antincendio ne bloccasse la circolazione. Se sull’innesco del rogo non ci sono più molti dubbi, il consulente ha ancora diversi fronti da analizzare prima di indicare se qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Molti aspetti non ancora definiti cui spetterà la perizia dare una risposta.