Incendio doloso e ’ndrangheta: Foppolo è sotto inchiesta

L’ultima è stata avviata dalla direzione distrettuale antimafia

L’area della seggiovia ora sotto sequestro dopo il rogo doloso

L’area della seggiovia ora sotto sequestro dopo il rogo doloso

Foppolo, 30 gennaio 2017 - I tempi in cui era considerata una delle «perle» del turismo bergamasco, anni 70-80 e primi anni 90, sono lontani. Era il periodo in cui in Alta Valle Brembana, soprattutto a Foppolo, frotte di turisti, milanesi in testa (proprietari di numerose seconde case), ma anche stranieri, affollavano le piste sciistiche del Monte Bello e della Quarta Baita. Adesso, invece, la zona, oltre che per la crisi economica che le ha fatto perdere il suo appeal, è salita alla ribalta delle cronache per due inchieste giudiziarie, una della Procura di Bergamo, una della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che stanno mettendo a subbuglio l’intera valle.

La prima indagine, coordinata dal pubblico ministero Gianluigi Dettori, riguarda le ipotesi di reato di incendio doloso e turbativa d’asta. La vicenda parte dall’incendio appiccato l’8 luglio scorso alle seggiovie Quarta Baita e Montebello di Foppolo. La Procura di Piazza Dante ha aperto un fascicolo che vede indagati il sindaco del paese brembano, Beppe Berera, l’imprenditore Sergio Lima, l’impiegata del Comune di Foppolo Luisa Piredda e l’avvocato bresciano Antonio Ditto, già consulente dell’amministrazione comunale. Gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di un legame tra il rogo e la gara d’appalto per i lavori della telecabina incendiata. A dar fuoco agli impianti, secondo gli investigatori, sarebbe stato un dipendente di Brembo Super Ski, la società che gestisce la stazione sciistica detenuta da Foppolo per il 75% delle quote e dai Comuni di Valleve e Carona per le restanti, come gesto di rappresaglia nei confronti dell’azienda, in disaccordo con il ritiro dell’istanza di fallimento presentata a maggio. Il 2 agosto la Regione delibera un prestito di 2,5 milioni di euro al Comune di Foppolo per la ricostruzione dell’impianto, a cui fanno seguito 750mila euro deliberati, non senza polemiche e divisioni interne, dalla Comunità Montana. Il Comune fissa il bando per la gara d’appalto che viene vinta dalla bresciana Graffer, l’unica a presentare un progetto.

A settembre iniziano i lavori per la cabinovia, ma la Procura di Bergamo inizia a sospettare che la tempistica-record nasconda qualcosa di poco chiaro. Troppo fulminei, secondo gli inquirenti, la gestione del bando e i tempi di realizzazione del progetto della Graffer, come se la gara d’appalto, sospettano gli investigatori, formalmente corretta, fosse stata in realtà «disegnata» su misura per la Graffer. Il 10 novembre carabinieri e Finanza piombano a Foppolo per acquisire le delibere riguardanti la gara d’appalto, blitz ripetuto il 24 gennaio, quando viene perquisita anche la casa del sindaco Berera.

La seconda inchiesta, quella di Catanzaro, coinvolge invece la fermata dei pullman di Piazza Brembana, l’hotel San Simone a Valleve e un appartamento a Foppolo. E’ qui, in Alta Valle Brembana, secondo l’indagine coordinata dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che a partire dal 7 gennaio 2016 uomini vicini alla ‘ndrangheta avevano trovato luoghi tranquilli in cui dialogare con un emissario dei cartelli colombiani della droga. Per discutere con lui di soldi, carichi da importare e anche nuovi canali per recuperare la cocaina. Il colombiano e alcuni soggetti calabresi sarebbero stati localizzati più volte, tramite le celle telefoniche, in Alta Valle Brembana.