Imprenditore bloccato in Cina: "Riportiamo a casa Valentino"

Il deputato leghista Belotti chiede impegno

Valentino Sonzogni (De Pascale)

Valentino Sonzogni (De Pascale)

Villa d'Almé (Bergamo), 4 maggio 2018 - Da cinque mesi è bloccato in Cina. Vi era arrivato il 26 novembre per trascorrere una breve vacanza e avrebbe dovuto far rientro a Villa d’Almè il 2 dicembre. Ma non è potuto ripartire. È la difficile situazione che sta vivendo Valentino Sonzogni, 50 anni, imprenditore di Zogno, a causa di un provvedimento del fisco cinese, che gli attribuisce un’evasione fiscale di 4 milioni per una società costituita con una joint venture italo-cinese. Sonzogni, però, non è responsabile dell’evasione di cui è accusato: è stato truffato dai soci orientali, visto che la società era fallita nel 2008 e lui da anni non era più tornato in Cina. A sua insaputa, in questi anni, la società avrebbe continuato ad operare falsificando firme e bilanci. L’imprenditore bergamasco ne è venuto a conoscenza quando è stato fermato dalla polizia doganale dell’aeroporto di Pechino, che gli ha impedito di rientrare in Italia. E da 5 mesi cerca in tutti i modi, con i suoi legali, di spiegare che lui è il truffato e non il truffatore.

La vicenda di Sonzogni è finita all’attenzione del deputato bergamasco della Lega Nord, Daniele Belotti, che ha sollecitato la Farnesina affinché l’imprenditore rientri in Italia e ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri, Angelino Alfano. «Sollecitato da alcuni suo familiari - ha spiegato Belotti - ho contattato l’Ambasciata italiana a Pechino che da tempo sta seguendo il caso del nostro concittadino. Il muro alzato dalle autorità cinesi è massiccio, nonostante questo i consoli e l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi stanno cercando in vari modi di risolvere il contenzioso con il fisco cinese per consentire a Sonzogni di rientrare in Italia. Non dobbiamo abbassare la guardia e per questo ho presentato un’interrogazione al ministro Alfano perché si insista nel fare pressioni sul governo cinese perché accerti in tempi brevi la vera realtà del caso Sonzogni, ovvero che l’imprenditore bergamasco è stato truffato. Come avrebbe potuto gestire un’azienda che evade 4 milioni di tasse senza aver messo piede in Cina da anni?». «Ho sentito direttamente Sonzogni - continua Belotti - e l’ho sentito provato: è libero di muoversi e comunicare, ma 5 mesi lontano da casa gli costano ingenti somme per le consulenze legali e un grosso danno per le sue attività in Italia che è impossibilitato a seguire. Inoltre è preoccupato per le condizioni del padre anziano che necessita di assistenza».