Il sindaco Gori boccia Lodi "G20 a Bergamo e Milano"

Respinto l’invito del governatore Fontana a estendere la candidatura in vista del summit globale sulla sanità del 2021: la proposta è nostra

Migration

di Michele Andreucci

Nessun ripensamento. Le candidate per ospitare il G20 della Salute, in programma in Italia nel 2021, come ha annunciato la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, restano Bergamo e Milano, tra gli epicentri della pandemia che in questi territori ha colpito in modo violento: nella Bergamasca sono morte oltre 6mila persone. Lo ha ribadito il sindaco Giorgio Gori, rispondendo così all’invito del governatore Attilio Fontana che nei giorni scorsi aveva chiesto di estendere le candidature ad altre città come Lodi, "in quanto città simbolo e che per prima ha affrontato l’emergenza Covid". "C’è la possibilità di coinvolgere ulteriori territori - spiegato Gori -. Ma la proposta portata all’attenzione del Governo nasce da noi e Milano". Il capoluogo orobico, intanto, prosegue il percorso verso la ripresa. "Il programma Rinascimento sta camminando bene - precisa Gori -. Abbiamo erogato contributi a 2.700 piccole aziende della città. Ora siamo nella fase di accompagnamento delle iniziative di rilancio per l’economia. Ci sono centinaia di attività che hanno già presentato progetti".

I problemi, però, continuano a riguardare le infrastrutture. Sottolinea Gori: "Sulla Lecco-Bergamo siamo in un ritardo tragico (sabato si è tenuta una manifestazione di protesta dei sindaci del territorio, ndr). La Lombardia dovrebbe essere la locomotiva del Paese eppure abbiamo dei problemi inaccettabili sia sul piano delle infrastrutture stradali sia su quello dei collegamenti ferroviari". Il sindaco si sofferma infine su quanto è stato fatto dall’amministrazione per fronteggiare la pandemia. "Tra marzo e agosto - rivela Gori - gli accessi all’Unità di crisi dei servizi sociali del Comune sono stati 6mila. Sono 1.600, in particolare, le persone prima ‘sconosciute’ ai Servizi sociali. Sono per la metà italiani e per il 55% over 40. Abbiamo aiutato tutti con le risorse del Fondo di mutuo soccorso. Ma ora servono politiche attive del lavoro”.