Il business degli uccellini da richiamo: sequestri dei Forestali

L’operazione “anello mancante“ ha portato anche alla denuncia di 104 persone, ritrovati vivi 2.500 esemplari anche protetti

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L’hanno chiamata “l’anello mancante“. È l’operazione coordinata dal Reparto operativo - Sezione antibracconaggio e reati a danno degli animali del Raggruppamento carabinieri forestali di tutta Italia: 500 controlli, 104 persone deferite all’autorità giudiziaria, 2.500 uccelli vivi sequestrati, sanzioni per 32mila euro. I controlli sono serviti per accertare la detenzione legale di fauna selvatica: ciascun esemplare di uccello allevato deve essere provvisto, sin dalla nascita, di un anello inamovibile in metallo, non più sfilabile dopo la crescita, unitamente alla documentazione prevista che ne attesta la legittima detenzione. L’anello, da cui ha preso il nome l’operazione, ha valenza di “sigillo di Stato“ e la sua contraffazione o l’uso abusivo configura dei reati.

I controlli hanno interessato prevalentemente allevatori di avifauna, anche particolarmente protetta, che alimentano il mercato degli uccelli da richiamo e quello ludico-ricreativo, pure riguardo ad esemplari provenienti da altri paesi europei.

"Il numero di uccelli rinvenuti — spiegano i carabinieri forestali — evidenzia un business illecito di particolare rilievo, considerato che il valore di mercato di un esemplare “da richiamo“ può raggiungere anche 500 euro".

Durante i controlli è emerso spesso una pratica che, dopo la cattura illegale di uccelli in natura e l’illecita apposizione agli stessi di anelli identificativi contraffatti o inidonei, prevede la successiva commercializzazione degli stessi, come esemplari da richiamo per l’attività venatoria o a scopo amatoriale, a ignari acquirenti convinti di acquistare legittimamente uccelli di allevamento.

"Sempre più diffuso — spiega una nota dei forestali — è il mercato illegale sia di avifauna da richiamo vivo che di esemplari di uccelli appartenenti a specie protette e particolarmente protette. Nel tentativo di “ripulire“ gli animali destinati alla vendita, fraudolentemente, soggetti senza scrupoli appongono al tarso degli uccelli anelli necessariamente contraffatti per poter riuscire ad infilarli, in quanto gli esemplari catturati hanno già superato i primi 10 giorni di vita, periodo in cui è consentita l’apposizione. In tali casi tra i reati ipotizzabili vi sono, oltre alla frode in commercio, la contraffazione e l’uso abusivo di sigilli, la ricettazione, il maltrattamento animali".

Sempre più diffuso è il mercato illegale sia di avifauna da richiamo vivo che di esemplari di uccelli appartenenti a specie protette e particolarmente protette, ad esempio i fringillidi, come cardellini, lucherini, frosoni, verdoni, che rimangono sistematicamente vittime di metodi di cattura illegali quali reti, trappole, richiami acustici e colle, riuscendo a generare giri d’affari nell’ordine di centinaia di migliaia d’euro l’anno.

Tra i reati ipotizzabili vi sono, dunque, oltre alla frode in commercio, la contraffazione e l’uso abusivo di sigilli, la ricettazione, il maltrattamento animali (alcuni esemplari presentavano lesioni traumatiche agli arti dovute alla manipolazione finalizzata all’inanellamento).

Francesco Donadoni