"I rischi? Complicanze come trombosi e cronicità"

Marco Rizzi, direttore delle malattie infettive: minoranze che vanno seguite

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Lo studio sulle conseguenze a lungo termine per chi ha avuto il Covid suggerisce una domanda. I dati raccolti che cosa ci dicono sulla malattia e sulle strategie da mettere in campo in termini di cure e prevenzione? Ne abbiamo parlato con il dottor Marco Rizzi, direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Bergamo e chiamato dall’Oms al tavolo di lavoro internazionale.

Sembra che la guarigione dal Covid vada oltre il tampone negativo...

"Proprio così. I dati raccolti ci dicono che dopo tre mesi e mezzo dall’insorgere della malattia alcuni pazienti hanno ancora sintomi. Il virus non è più replicante ma c’è ancora qualcosa legato ad esso. Il rischio è quello di complicanze trombotiche. Sono una minoranza ma vanno seguiti".

Che insegnamento si può trarre da questo studio?

"Dobbiamo pensare a una medicina di iniziativa legata al Covid. Non è pensabile, su larga scala, offrire a tutti una vasta gamma di accertamenti. Dobbiamo profilare i pazienti e a seconda delle loro caratteristiche proporre il percorso di monitoraggio e riabilitativo più idoneo".

Esiste la possibilità che alcuni sintomi residuali diventino cronici?

"È possibile anche se ancora non sappiamo quantificare questa eventualità. Si tratta comunque di una minoranza".

Dietro i tanti dati raccolti ci sono le persone. C’è qualcosa che l’ha colpita più di altre? Voi siete stati tra i primi a pubblicare uno studio del genere. I cinesi ne hanno realizzato uno ma con un periodo di osservazione più lungo...

"Sono due studi sovrapponibili. Non ci sono sostanziali differenze. Le conseguenze osservate sono praticamente le stesse. La prima è che le conseguenze psicologiche sono davvero rilevanti . La seconda è che in dieci anni non ho mai ricevuto così tante lettere di ringraziamento per gli accertamenti che abbiamo fatto dopo le dimissioni: è il segno che le persone ne avevano e ne hanno davvero bisogno".

L.C.