Grone, frammenti di vasi dentro una grotta: dopo 4mila anni riemerge il tesoro

Risalgono all’Età del Bronzo i reperti ritrovati da due speleologi a Sant'Antonio di Grone

IL SOPRALLUOGO Maurizio Greppi nella cavità Altro Pianet

IL SOPRALLUOGO Maurizio Greppi nella cavità Altro Pianet

Grone (Bergamo), 28 dicembre 2017 - La determinazione e la competenza di alcuni speleologi e l’importante collaborazione di enti locali e della Soprintendenza hanno consentito una scoperta archeologica di grande valore. Il ritrovamento è stato effettuato dagli speleologi del Progetto Sebino - non nuovi ad esperienze di alto profilo culturale - in una grotta denominata Altro Pianet, vicino a una sorgente, nel territorio di Sant’Antonio di Grone, amena località vallare. Sono stati trovati reperti significativi e probabili tracce umane che si fanno risalire al 2.300 avanti Cristo, nell’età del Bronzo: il materiale recuperato fa pensare, sulla scorta della ricerca eseguita con il metodo del Carbonio-14, che sia rimasto nell’oscurità per oltre quattromila anni.

Da sottolineare che il comune di Grone ha posto a disposizione del Progetto risorse economiche per analisi di laboratorio e scavi. Gli scopritori materiali del sito archeologico sono gli speleologi Massimo Pozzo e Maurizio Greppi del Progetto Sebino, i quali avevano localizzato ai primi di marzo 2015 - racconta Greppi - "un possibile accesso a una cavità carsica su una parete calcarea a Sant’Antonio di Grone" accorgendosi che "da uno spacco usciva aria".

Giorni dopo entrambi riuscivano ad entrare nella grotta, strisciando e imbattendosi in pezzi di vasi. Da quel momento furono coinvolte le autorità competenti, in primis Comune e Soprintendenza; grazie al finanziamento della fase di indagine speleo-archeologica da parte della Fondazione Comunità Bergamasca nonché del Mibact, del Comune di Grone e del Lions, cominciarono nella primavera scorsa, con gli archeologi della Soprintendenza, le operazioni (durate dieci giorni) di recupero dei reperti, la registrazione dei dati e la rimozione del materiale. Secondo Cristina Longhi dell’Abap l’interesse verso la scoperta di questo sito è il fatto di trovarsi "in una grotta dove, anche nei tempi antichi, era necessario strisciare per poter entrare".

Quanto alla tipologia dell’ambiente, rispetto alla collocazione dei frammenti di vasi ritrovati in un’area dell’antro, si ritiene che "forse si trattava di un’area dedicata ai culti legati all’acqua". Sulle altre caratteristiche e sulle fasi della esplorazione, nonché su ulteriori informazioni e sulla ipotesi che la grotta si colleghi ad un’altra, se ne saprà molto di più stasera: un importante momento per tutti gli appassionati di archeologia.