Bergamo, sequestro di fucili e armi da guerra: chiesto il processo

Nei guai 5 persone tra cui un autista Atb

Sequestro di armi

Sequestro di armi

Bergamo, 15 settembre 2019 - I fatti contestati sono compresi tra il 2014 e il 2015. I protagonisti della vicenda sono Fabrizio Mangiovini, 55 anni, autista di Atb, e la moglie, Antonella Pezzotta, 51 anni, entrambi residenti a Bergamo. Oltre a loro, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per il fratello dell’autista, Fabio Mangiovini, che di mestiere fa l’armaiolo, e di altre due persone, tutte legate da vincolo di parentela. L’accusa è a vario titolo di raccolta, detenzione e commercio di armi da guerra in concorso. Di armi, a dire il vero, ne sono state sequestrate veramente tante, un vero e proprio arsenale.

Armi, oltre 150 pezzi, scovate in tre depositi, Osio Sotto, in un cascinale di Nembro e in un box in città, alla Malpensata. Si va dai kalashnikov alle mitragliette, alle baionette, ai pugnali, senza contare i caricatori, e le munizioni. Un’inchiesta tra passioni politiche di estrema destra, esaltazione per le armi da guerra, collezionismo. L’ipotesi dell’accusa è che Fabrizio Mangiovini e sua moglie fossero i promotori di un mercato di armi non solo a Bergamo ma anche fuori regione, fino in Emilia Romagna.

L'inchiesta è partita da una busta (con all’interno una Skorpion) trovata dai carabinieri di Legnano in casa di due fratelli, presunti trafficanti di droga. Durante la perquisizione non trovano droga ma armi. Sulla rubrica del telefono i militari trovano un contatto, tal “Antonio Bergamo”, e corrisponde alla moglie di Mangiovini. Lei e il marito vengono identificati e controllati, fino a San Giovanni in Persiceto quando il 13 aprile 2015 vengono fermati e arrestati. Dopo un lungo periodo ai domiciliari ora sono tornati liberi. E poco alla volta si arriva a identificare anche gli altri e solo dopo quattro anni la procura chiude l’inchiesta. Le difese di Fabrizio Mangiovini, della moglie e del cognato, hanno chiesto il rito abbreviato, lo stesso anche l’avvocato Quadri per Fabio Mangovini, armaiolo e la moglie, subordinando il tutto a una perizia che è stata depositata mercoledì dall’esperto Pietro Benedetti al gup Maria Luisa Mazzola. «La perizia – ha sottolineato Quadri – smentisce che il mio assistito trattasse o gestisse armi da guerra o materiale non autorizzato».