Lega, il giallo dei fondi alla onlus di Bergamo

La Procura apre un fascicolo sulla “Più Voci”, fondata da Centemero e due commercialisti bergamaschi

La sede dell'associazione Più Voci

La sede dell'associazione Più Voci

Bergamo, 11 dicembre 2018 - Il filone principale è quello su cui indaga la procura di Genova, che ha il fascicolo più delicato e allo stesso tempo più scottante, quello sull’ipotesi di riciclaggio di parte dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali. Un tesoretto oggetto di sequestro dopo la condanna in appello di Umberto Bossi e Francesco Belsito, l’ex tesoriere del Carroccio. E l’inchiesta, coordinata dai pm liguri, ha coinvolto anche seppur in modo marginale la procura di Bergamo dove c’è un fascicolo aperto (pm Fabrizio Gaverini) contro ignoti con l’ipotesi di finanziamento illecito di partiti, come ha sottolineato il procuratore capo, Walter Mapelli.

E così si spiega come mai ieri mattina le fiamme gialle di Genova, coordinate dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dall’aggiunto Paola Calleri, hanno effettuato perquisizioni domiciliari a Bergamo, in via Angelo Maj, al civico 24, per cercare tra i documenti della Dea Cosulting, lo studio dei commercialisti Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Sono due professionisti di fiducia del Carroccio. Insieme all’attuale tesoriere Giulio Centemero (che a Bergamo non risulta indagato) i due commercialisti nel 2015 hanno fondato l’associazione Più Voci, che guarda caso, secondo chi indaga, sarebbe al centro dell’ipotesi di illecito finanziamento, su cui stanno effettuando accertamenti la Procura di Roma e anche quella di Bergamo, che ha ricevuto le carte dai colleghi capitolini. L’ipotesi è che il tesoriere della Lega avrebbe ricevuto da Più Voci, tra il 2015 e il 2016, dal costruttore romano Luca Parnasi 250mila euro, e da Esselunga 40mila euro. Accertamenti su cui punta anche la Procura di Bergamo. Oltre che in via Maj, le perquisizioni ieri mattina hanno portato le fiamme gialle anche a Bolgare e Clusone e Milano.

Una vicenda, secondo il deputato bergamasco Daniele Belotti, ex segretario provinciale, destinata a sgonfiarsi. "Noi nel giro di pochi mesi noi abbiamo dovuto sostenere due elezioni importanti da vita o morte, il referendum per l’autonomia lombarda nell’ottobre del 2017 e le elezioni politiche di pochi mesi dopo. E li abbiamo affrontati senza un euro, ma soltanto facendo colletta tra gli iscritti o andando a debito. Ma secondo voi, se avessimo avuto quel tesoretto di cui si parla, nascosto in Lussemburgo, o in qualche altro paradiso fiscale non avremmo usato quei soldi? La contabilità della Lega non c’entra con le attività dello studio dei commercialisti di via Maj, viene effettuata da una società esterna. Ora contiamo solo sette dipendenti, su una ottantina che eravamo". Ma allora come si spiega che anche ieri mattina le fiamme gialle abbiano fatto altre perquisizioni, e anche in via Maj? "Ripeto, non c’è nessun tesoretto, la Lega non c’entra". Tutta la vicenda giudiziaria è partita nell’aprile del 2018. Dopo che i finanzieri erano andati per la prima volta negli uffici della “Più Voci”, dove si dipana un reticolo di società che portano in Lussemburgo. L’attenzione degli investigatori genovesi si starebbe concentrando anche sul manager bergamasco Angelo Lazzari di stanza proprio in Lussemburgo.