Bergamo, moschea fantasma: "El Joulani inventava storia per sviare i sospetti"

Al processo la testimonianza dell'ex direttore generale della sede londinese della Qatar Charity Foundation, che erogò quasi 5 milioni di euro

Imad El Joulani, presidente dell'associazione musulmani di Bergamo

Imad El Joulani, presidente dell'associazione musulmani di Bergamo

Bergamo, 20 settembre 2018 - "Non avremmo mai sospettato che una persona retta, un medico affermato nel suo lavoro, in realtà fosse un personaggio poco limpido". È uno dei passaggi della testimonianza di Ayyoub Abouliaqin, dal 2012 al febbraio 2018 direttore generale della sede di Londra della Qatar Charity Foundation (la fondazione dell’emirato arabo che si occupa di finanziare nel mondo le moschee e i centri culturali islamici), che ieri mattina è stato il protagonista della nuova udienza del processo contro Imad El Joulani, 58 anni, il cardiologo giordano già presidente del Centro culturale islamico di via Cenisio, a Bergamo, e ora presidente della Comunità islamica bergamasca, accusato di truffa.

Secondo l'accusa, retta dal pm Carmen Pugliese, nel giugno del 2015 il medico, dopo aver ottenuto, a nome del Centro, una donazione di 4 milioni e 980mila euro dalla Qatar Charity Foundation, prospettando falsamente la realizzazione di una nuova moschea in via Baioni, avrebbe costituito l’associazione Comunità Islamica di Bergamo e proceduto all’acquisto di un terreno e di un capannone in via San Fermo, utilizzando le somme di denaro nel frattempo erogate dalla fondazione per il tramite di Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia) e arrecando così un danno al Centro culturale islamico cui le somme erano destinate.

"I soldi servivano solo per realizzare la moschea in via Baioni, non per altro - ha spiegato Ayyoub Abouliaquin, che seguì in prima persona l’iter, venendo a Bergamo nel 2013 e nel 2014 -. Chiesi più volte tutta la documentazione a El Joulani, che però, adducendo sempre delle scuse, non presentò mai una rendicontazione del progetto di via Baioni. Giurava che i documenti c’erano, ma inventava sempre una storia diversa per non mostrarceli. Gli incontri a Bergamo li avemmo solo con lui. Un’anomalia che ci fece sospettare che c’era qualcosa che non andava, visto che quando c’era di mezzo la realizzazione di una nuova moschea era prassi incontrare tutti i soggetti interessati, cioè i vari componenti delle comunità islamiche. Per sviare i sospetti, a un certo punto El Joulani ci disse di avere dubbi su alcuni membri dell’Ucoii. Ma era tutta una scusa per evitare che la nostra attenzione si focalizzasse su di lui"-

Secondo le contestazioni, l’immobile di via San Fermo costò 2,2 milioni, tra acquisizione del terreno e lavori, mentre il resto della donazione della Qatar Charity Foundation sarebbe stata travasata sui conti correnti di El Joulani. Al dibattimento, oltre alla fondazione araba e a Ucoii, è parte civile Mohamed Saleh, attuale presidente del Centro culturale islamico di via Cenisio: con la sua denuncia fece partire tutta l’inchiesta.